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Diversificare il business: la gustosa lezione di Ikea

La multinazionale svedese pensa all’apertura di ristoranti separati dai negozi per aumentare le entrate food, ferme al 5% del fatturato

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Un piatto di polpette al volo tra un armadio e un comodino. Un hot dog dopo la lunga corsa ai mobili bagno. Tutti prima o poi ci siamo fatti tentare dalle proposte food di Ikea. Tanto che ora il colosso svedese dell’arredamento low cost starebbe pensando di aprire dei ristoranti al di fuori dei negozi. L’indiscrezione arriva da un’intervista concessa da Gerd Diewald, capo della divisione Food dell’azienda, al mensile Fast Company. «Abbiamo sempre definito le polpette il migliore venditore di divani», ha spiegato evidenziando come il segmento cibo si sia ritagliato negli anni una quota sempre maggiore nel business dell’azienda. «Penso ci sia del potenziale: spero che un giorno i nostri clienti possano dire che Ikea è un posto straordinario per mangiare. E a proposito, vendono anche dei mobili»

La sfida è interessante: il cibo Ikea frutta 1,8 miliardi di dollari, che vuol dire il 5% del fatturato totale del 2016 (36,5%). I ristoranti permettono ai clienti di trattenersi di più nel negozio, come aveva già intuito il fondatore, Ingvar Kamprad, ma secondo i dati della multinazionale c’è un 30% di persone che si reca negli store soltanto per consumare un pasto veloce. Per questo negli ultimi anni Ikea ha sperimentato alcuni ristoranti temporanei a Londra, Parigi e Oslo.

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Le celeberrime polpette Ikea

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