I dazi? Un rischio d’impresa, non una tassa per i contribuenti

Secondo l'economista Lorenzo Codogno, capo economista del Mef tra il 2006 e il 2015, l’accordo Ue-Trump è positivo, ma le imprese non possono chiedere di essere sempre protette con fondi pubblici.

I dazi? Un rischio d'impresa, non una tassa per i contribuenti© Shutterstock

I dazi fanno parte del rischio d’impresa. Non potete pretendere che i contribuenti paghino per tutte le insidie dello scenario internazionale”. È un messaggio netto quello lanciato da Lorenzo Codogno, ex capo economista del Ministero dell’Economia e delle Finanze, in un’intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica, a proposito dell’impatto delle tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa.

Codogno, oggi fondatore e guida di LC Macro Advisors, sottolinea come le aziende debbano attrezzarsi per affrontare in autonomia le incertezze dello scenario globale. Chiedere aiuti pubblici ogni volta che cambiano le regole del gioco internazionale, avverte, rischia di trasformare il rischio d’impresa in un costo permanente per lo Stato.

L’intesa Ue-Trump è un sollievo per Bruxelles

Sul fronte dell’accordo raggiunto tra Unione Europea e amministrazione Trump, Codogno è chiaro: “Non c’è Paese che abbia ottenuto condizioni migliori del 15%”. Una soglia che rappresenta, secondo lui, il massimo risultato realisticamente possibile in un confronto con Washington. “C’è da completare il puzzle dei dettagli, ma per ora l’Ue può tirare un sospiro di sollievo”, aggiunge.

Il riferimento è alla trattativa che ha evitato una nuova escalation di dazi, dando respiro al commercio transatlantico. Tuttavia, l’incertezza rimane e l’industria europea dovrà continuare a muoversi in un contesto complesso e mutevole. Sul calo della domanda sui prodotti made in Italy, l’economista è fiducioso: “Anche qui c’è troppo allarme. Forse si venderà un po’ meno Barolo, ma il grosso dell’export italiano è fatto di meccanica strumentale di precisione o di semilavorati farmaceutici che richiedono lavorazioni specialistiche: tutto questo le aziende americane continueranno a comprarlo dall’Italia perché non troveranno soluzioni più economiche né possono in tempi rapidi installare in patria produzioni analoghe”.

Il vero rischio, ammette Codogno, è il presidente Donald Trump: se la politica commerciale attuale non darà risultati, è possibile che “si ripresenti a Bruxelles e minacci gli ennesimi rialzi dei dazi”.

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