Le principali aziende del vino in Italia hanno generato un fatturato aggregato di 11,7 miliardi di euro. È quanto emerge dall’ultima indagine dell’Area Studi Mediobanca che, oltre ad analizzare i ricavi 2023 di 255 società del settore (pari al 94,9% dell’intero comparto nazionale), ha puntato i riflettori sull’anno appena trascorso e i prossimi mesi.
I big del vino in Italia per fatturato
In vetta alla classifica per fatturato si conferma il gruppo Cantine Riunite-GIV, con 676,6 milioni di euro (+0,6% sul 2023), seguita da Argea con 464,2 milioni (+3,3%) e Italian Wine Brands (Iwb) con 401,9 milioni, in calo del 6,3%. Tra le aziende con ricavi superiori ai 300 milioni spiccano Caviro (385,2 milioni), Marchesi Antinori (261,6 mln, +7,4%) e La Marca (251 mln, +11%).
La redditività premia soprattutto Herita Marzotto Wine Estates (Ebit margin al 17,8%), seguita da Antinori (12%) e Mionetto (9,2%). Sul fronte export, alcune aziende sfiorano la totalità del fatturato all’estero: Fantini Group (96,1%), Ruffino (93,3%), Argea e Pasqua sopra il 90%.
Vino: export e bollicine trainano la crescita nel 2024
Il vino in Italia si conferma primo esportatore al mondo per quantità (21,7 milioni di ettolitri) e secondo per valore (8,1 miliardi di euro) dietro alla sola Francia. Continua il buon momento per le bollicine (per il 2025 sono attesi ricavi in aumento del 4,4%, con un +6,1% nell’export), mentre i vini fermi crescono più lentamente (+0,9%).
L’ottimismo per l’export è sostenuto da una tendenza di lungo periodo: tra il 2004 e il 2024, il saldo commerciale è cresciuto da 2,6 a 7,5 miliardi di euro, a un ritmo medio annuo del 5,5%. Tuttavia, nel 2024 si è registrata una flessione del 2,5% nei volumi venduti, con un calo marcato nei canali fuori casa: -4,9% nell’Ho.Re.Ca. e -8,4% in enoteche e wine bar. In controtendenza le vendite dirette (+1,3%) e soprattutto l’enoturismo, che cresce del 9% e coinvolge il 75% delle aziende con visite in cantina.
Sul piano produttivo, l’Italia guida la classifica mondiale con un +15,1% sul 2023, a fronte di un calo globale del 4,8%. I consumi interni restano stabili (+0,1%), con una media di 37,8 litri pro-capite.
Veneto in testa, ma cresce il Sud
Il Veneto si conferma prima regione per quantità e valore (oltre il 20% del totale nazionale) e guida anche l’export con più del 35%. Seguono Puglia, Piemonte e Toscana, quest’ultime con una quota di valore doppia rispetto al volume prodotto. Le aziende toscane vantano il miglior Ebit margin (16,4%), mentre il miglior Roi spetta alle abruzzesi (7%). Nel 2024 si distinguono per crescita le imprese del Friuli-Venezia Giulia (+8,2% vendite) e ancora le toscane (+2,3%). Per il 2025, le previsioni più positive arrivano dall’Abruzzo (+7,5%).
Il peso delle aziende famigliari
Il settore resta fortemente ancorato alla proprietà familiare: il 65% del patrimonio netto è detenuto da famiglie, quota che sale all’81,5% includendo le cooperative. La presenza sui mercati finanziari è marginale, con solo due società quotate. Nel frattempo, si rafforza la dinamica delle acquisizioni: tra aprile 2024 e inizio 2025 si contano 13 operazioni di M&A, con la Toscana (6 deal) e il Friuli (3) tra le regioni più attive. Non mancano movimenti sulle Isole e 4 operazioni negli Stati Uniti, segno di un consolidamento anche internazionale.
Previsioni per il futuro
Il mercato guarda all’orizzonte con diverse incognite: il 70% delle imprese prese in esame da Mediobanca teme la diminuzione dei consumi legata al calo del reddito disponibile e all’evoluzione degli stili di vita; il 50% è preoccupato dal nuovo Codice della Strada, il 30% dagli effetti del cambiamento climatico. E resta alta l’attenzione su eventuali dazi Usa. Per affrontare queste sfide, oltre il 75% delle imprese punta sull’apertura a nuovi mercati e sullo sviluppo delle categorie no/low alcol. Fondamentale anche l’investimento in capitale umano, prioritario per il 55% degli operatori, mentre solo un terzo crede nelle tecnologie emergenti come intelligenza artificiale e automazione.
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