Export di vino in crisi: Italia superata dalla Francia in valore

I vini italiani reggono in quantità, ma perdono in valore: Parigi allunga il passo grazie a un prezzo medio doppio rispetto a quello italiano.

Export di vino in crisi: Italia superata dalla Francia in valore© Shutterstock

Nel 2023 il vino italiano ha vissuto uno dei momenti più difficili del decennio, con un mercato internazionale che ha penalizzato in particolare il nostro Paese sul fronte del valore. Nonostante l’Italia mantenga il primato mondiale in termini di volumi esportati, è la Francia a dominare la scena sul piano economico, registrando un incremento del 3,5% a valore, contro un calo del 4,3% per il vino italiano.

Un sorpasso che si misura anche nel prezzo medio al litro: 8,5 euro per i vini francesi contro 3,63 euro per quelli italiani, un divario che riflette un diverso posizionamento commerciale e una maggiore capacità dei produttori d’Oltralpe di valorizzare la propria offerta. La distanza si allarga ulteriormente nel comparto degli spumanti, dove la Francia esporta a 19,7 euro al litro contro i 4,75 euro dell’Italia.

L’Italia perde terreno anche nei mercati storici dell’export vino

Secondo quanto riportato dal report Wine Monitor di Nomisma, i principali mercati internazionali hanno fatto segnare, nel primo semestre del 2025, una crescita complessiva dell’1,5% a valore e del 2,1% a volume. Ma il dato medio nasconde dinamiche molto diverse tra Paese e Paese, con l’Italia che fatica a tenere il passo in diverse aree.

Negli Stati Uniti, primo mercato di riferimento, il boom delle importazioni nel primo trimestre (+22%) è stato solo un fuoco di paglia: la spinta era dovuta all’effetto scorte prima dell’entrata in vigore dei dazi disposti dall’amministrazione Trump, poi crollata nel secondo trimestre con un -7%. Anche il vino italiano ha beneficiato solo parzialmente di questo scenario, chiudendo il semestre con un modesto +2,5%, legato unicamente agli acquisti concentrati tra gennaio e marzo.

Situazione diversa in Canada, dove l’Italia ha messo a segno una crescita dell’11%, favorita dalla sostituzione dei vini statunitensi, crollati del 65% a causa delle ritorsioni ai dazi Usa.

Segnali positivi anche dalla Germania, che dopo un 2024 negativo registra un +10,3% a valore, mentre il Regno Unito mostra una flessione del 7%, a conferma di un trend non uniforme. Difficoltà analoghe si rilevano in Svizzera, Corea del Sud, Norvegia e Cina, mentre Giappone e Brasile offrono spiragli di crescita.

Spumanti in frenata, bene i vini fermi in Germania

L’analisi per categoria mostra che gli spumanti italiani rallentano la corsa, crescendo nel semestre solo dell’1% a valore e del 6% a volume. Le migliori performance arrivano da Giappone, Stati Uniti e Cina, mentre i segnali negativi provengono da Regno Unito (-6,6%), Francia (-2,4%) e Australia (-4,4%).

Diverso il quadro per i vini fermi e frizzanti, dove spicca la Germania con un +14,2% a valore, insieme a Canada, Australia e Brasile. In calo invece il Regno Unito (-8,1%) e soprattutto la Cina (-10,5%).

Serve una strategia di diversificazione sui mercati emergenti

L’instabilità del mercato Usa, legata ai dazi e alla riduzione della domanda interna, preoccupa la filiera italiana. Secondo Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor, la possibile contrazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti non potrà essere compensata rapidamente da altri mercati. Serve un ripensamento delle strategie di internazionalizzazione, con maggiori investimenti e una visione di lungo periodo per radicarsi in mercati nuovi ma meno immediati.

“È proprio per questo che diventa fondamentale per le nostre imprese iniziare a guardare con più attenzione a nuove aree geografiche di espansione, diversificando il più possibile i mercati di sbocco”, ha sottolineato Pantini.

Resta sempre aggiornato con il nuovo canale Whatsapp di Business People
© Riproduzione riservata