Euro e pagamenti, la Bce difende il contante

Euro e pagamenti, la Bce difende il contante© Shutterstock

La Bce è intervenuta in difesa del contante e della diffusione dell’euro cash affinché risponda alle nuove esigenze del mercato. Lo ha fatto sapere Piero Cipollone, membro dell’Executive board della Banca centrale europea, con una nota sul sito istituzionale: “L’euro digitale, le banconote e le monete si completeranno a vicenda, ampliando la gamma di opzioni di pagamento disponibili offrendo denaro contante sia in forma fisica che digitale”.

Si tratta di un argomento al centro del dibattito, soprattutto dall’avvento dei pagamenti digitali che “dalla pandemia ha ridotto la sua quota nelle transazioni quotidiane, suscitando preoccupazioni sul suo futuro”. In ogni caso, però, il contante è ancora molto importante, considerato “riserva di valore e la sua domanda è rimasta forte in tutte le fasce d’età”. Si tratta di uno strumento che i cittadini europei non vogliono abbandonare.

Perché la Bce difende l’euro in contanti

La Bce non è la prima volta che si schiera in difesa del contante. La Commissione europea, nel giugno del 2023, ha presentato due proposte legislative: una per proteggere il corso legale delle banconote e delle monete in euro – il cosiddetto Regolamento sul corso legale del contante – e un’altra per l’euro digitale. L’istituto bancario, già allora, si è espresso a favore, ma non c’è ancora l’ok del Parlamento e del Consiglio.

A supporto della tesi europea ci sono i numeri. Attualmente, infatti, “sono in circolazione 30,4 miliardi di banconote, per un valore totale di 1,6 trilioni di euro – ha spiegato Cipollone – Dopo aver raggiunto un livello di stallo in seguito all’aumento dei tassi di interesse, che ha reso meno attraente per le persone detenere ingenti risparmi in contanti, queste cifre stanno nuovamente crescendo, attualmente a un tasso annuo del 2,3% in termini di volume e dell’1,7% in termini di valore”.

Le sfide rispetto alla digitalizzazione

L’importanza dell’euro in contante si è vista anche durante le crisi che hanno colpito l’area euro negli ultimi vent’anni, da quella finanziaria del 2008 alla pandemia di Covid-19. In questi frangenti si è verificata una “robusta domanda di banconote”, con picchi durante i quali “il tasso di crescita annuo delle banconote in circolazione è più che raddoppiato”.

La sfida oggi riguarda la riduzioni delle filiali bancarie fisiche e degli sportelli Atm. Inoltre c’è un’insoddisfazione rispetto ai “servizi di cassa delle banche in crescita sia tra i privati che tra le imprese”, ha aggiunto Piero Cipollone della Bce. Imporre “norme vincolanti per i livelli di servizio di cassa delle banche richiede un’attenta valutazione”, anche perché “un approccio univoco potrebbe non essere adatto a tutti i Paesi e le regioni dell’area dell’euro” ed è “necessario tenere conto delle specificità nazionali”. L’obiettivo, si legge sempre sul sito della Bce, è “garantire un livello sufficiente di accesso ai servizi di cassa in tutta l’area dell’euro”, anche perché “sono essenziali per consentire a privati e commercianti di prelevare banconote e monete dai conti bancari e di depositare contanti, sostenendone così la circolazione”.

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