Crisi dell’edilizia, sindacati e imprese uniti contro i tagli

Per la prima volta costruttori e operai protestano a voce unanime contro l’insufficiente politica industriale per il settore edile. Persi 250 mila posti di lavoro che, nel 2011, potrebbero diventare 290 mila. Ritardo nei pagamenti: negli ultimi mesi la media delle imprese che hanno chiuso i battenti è di “una al giorno”

Operai e datori di lavoro, sindacati e imprese uniti contro “l’insufficiente politica industriale” che sta portando il settore edile italiano al tracollo. Da questa mattina oltre 1500 manifestanti hanno riempito piazza Montecitorio per manifestare sotto la Camera dei deputati a Montecitorio contro una crisi che tocca aziende e lavoratori di tutta Italia. Per la prima volta le organizzazioni delle imprese edili protestano insieme ai sindacati dei lavoratori del settore per il rilancio del comparto. La manifestazione nazionale vede riunite le 14 sigle promotrici degli stati generali delle costruzioni (dall’Ance alle cooperative, da Confartigianato alla filiera dell’indotto riunita in Federcostruzioni e i sindacati, Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil).

250 mila posti di lavoro persi, a rischio altri 40 mila nel 2011Secondo i dati riportati dall’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, da inizio crisi si sarebbero persi, considerando l’indotto, circa 250 mila posti di lavoro che rischiano di arrivare a 290 mila nel 2011. Di questi, tra i 20 e i 25 mila si sono persi nel Lazio. “Ci sono scarse risorse per non dire nulle e ritardi nei pagamenti – denuncia il presidente Acer, Eugenio Batelli -. La Regione (Lazio, ndr) non paga da 18 mesi ma c’è un ritardo di tutte le amministrazioni. Più che ritardo però non si sa quando pagano e le banche chiudono i crediti”. Negli ultimi sei mesi, aggiunge Batelli, “si registra la chiusura di un’impresa al giorno e quelle più a rischio sono le medio piccole che sono il 90%”.

“Un intervento straordinario per il triennio o crisi senza ritorno”Il segretario della Cgil Roma e Lazio, Claudio Di Berardino rincara la dose: “Questa manifestazione è il segno che non c’è una questione ideologica e strumentale ma una questione reale che si chiama lavoro. La richiesta al Governo e far ripartire una serie di investimenti pubblici per la città, ad esempio, i 140 milioni di Roma Capitale potrebbe essere un segnale importante. Il pubblico deve trovare tutto quello che ha a disposizione per un intervento straordinario che coinvolga il triennio altrimenti ci troveremo di fronte ad una crisi senza ritorno”.

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