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Digitale terrestre, anche la Rai contro il beauty contest

Dopo Sky e TiMedia anche l’emittente pubblica ricorre al Tar. Viale Mazzini ritiene di essere sfavorita rispetto ai concorrenti privati

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Tutto contro il beauty contest. Dopo Sky e TiMedia, anche Rai ha presentato ricorso contro il bando della gara che assegnerà (gratuitamente) le frequenze dei sei multiplex della televisione digitale terrestre, ad oggi parte del ‘dividendo digitale’. Rai chiede l’annullamento previa sospensione della gara, le cui le buste contenenti le offerte dovrebbero essere aperte in settimana. Viale Mazzini ritiene di essere sfavorita rispetto ai concorrenti privati non avendo un operatore di rete societariamente separato dalla capogruppo (RaiWay, infatti, non ha la licenza) e per il suo diverso assetto giuridico ed aziendale. La Rai viene infatti equiparata a una pubblica amministrazione per l’acquisizione di beni e servizi (oltre una determinata cifra deve ricorrere a gara pubblica europea) ed è soggetta a controllo della Corte dei conti. Secondo il ricorso, dunque, il bando favorirebbe chi ha più impianti e una maggiore esperienza nel settore tv, penalizzando i nuovi entranti.

I candidati Canale Italia srl, Telecom Italia Media Broadcasting srl, Elettronica Industriale spa (gruppo Mediaset), Sky Italia Network Service srl, Prima Tv spa (che fa capo a Tarak Ben Ammar), Europa Way srl (di Francesco Di Stefano, editore di Europa 7), 3lettronica Industriale spa (gruppo 3 Italia), Rai, Tivuitalia spa e Dbox srl (cui farebbe capo Einstein Multimedia): sono questi i 10 soggetti che hanno presentato 17 domande di partecipazione al beauty contest.

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