Crisi di Suez, l’82% delle imprese italiane è certo delle ripercussioni

Secondo una survey di Promos Italia su 200 aziende italiane, la maggior parte sostiene che il blocco navale avrà conseguenze

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La crisi di Suez provocherà diverse ripercussioni per il sistema imprenditoriale italiano: è quanto emerge da una survey di Promos Italia realizzata consultando 200 piccole e medie imprese nel Paese. Il blocco navale dovuto agli attacchi del gruppo di ribelli yemenita Houthi sta preoccupando la maggior parte delle aziende.

Il 98,6% delle imprese italiane è consapevole dell’attuale blocco e delle sue implicazioni, che storicamente rischiano di mettere in ginocchio diverse realtà. Secondo lo studio, per il 66,9% del campione le conseguenze saranno immediate, mentre per il 24,8% teme invece ripercussioni non nel breve periodo e un cauto 8,3% sostiene invece che la situazione non sia così tragica.

Tra i principali timori, quelli per i disordini sul mercato (33,6%) e le interruzioni nelle catene produttive, mentre c’è chi è preoccupato per una riduzione di import e export (26,1%) e di una possibile nuova fase inflativa (22,4%). L’82% delle aziende che hanno partecipato al sondaggio è convinto che la crisi di Suez avrà ricadute sul fatturato del 2024, inferiore al 25% del totale.

“Dalla nostra indagine – ha dichiarato Giovanni Da Pozzo, presidente di Promos Italia – emerge chiaramente la preoccupazione delle imprese per questa nuova emergenza internazionale, unitamente alla consapevolezza che la situazione avrà ripercussioni certe sul fatturato del 2024. Il nostro sistema imprenditoriale non può permettersi un altro contraccolpo, è necessario porre rimedio quanto prima a questa crisi riportando i flussi nel Canale di Suez ad un regime di normalità”.

Il blocco navale è destinato a colpire più duramente la Lombardia, la Regione che intrattiene più legami commerciali con l’Asia (46 miliardi di euro all’anno, con 19 miliardi di esportazioni) e il Medio Oriente (7 miliardi di scambi, 5 di export). Anche Sicilia e Veneto tra le prime regioni negli scambi.

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