Banda ultra larga, raggiunto l’accordo Stato-Regioni per la Rete nazionale

Investimenti statali e regionali per la fibra nelle aree a fallimento di mercato

Finalmente un altro passo verso la banda ultra larga: Stato e Regioni sono giunti all’accordo decisivo, che promette di costituire per il nostro Paese la prima Rete nazionale pubblica.

L’INVESTIMENTO. L’accordo giunge dopo un dibattito lungo anni, e ha come risultato un investimento previsto di almeno 3,5 milioni di euro per portare la banda larga a ben 18 milioni di italiani residenti in 7.300 Comuni coinvolti, siti in zone definite dagli operatori del settore “a fallimento di mercato”, ossia non redditizi. A investire su queste aree sarà lo Stato italiano, che poggerà la fibra e, in seguito, ne affiderà la proprietà alle Regioni; saranno questi enti, poi, ad affittarla agli operatori che forniranno il servizio ai cittadini.

UNA RETE NAZIONALE. Grazie a questa intesa si giunge per la prima volta a una Rete interamente a proprietà statale, come non era mai successo prima. La lunga discussione fra gli enti pubblici verteva sulla ripartizione dei fondi; dopo il dibattito si giungerà finalmente in giornata alla ratifica: il denaro utilizzato proverrà dal Fondo nazionale Sviluppo e Coesione per 1,557 miliardi, mentre le Regioni contribuiranno con 1,6 miliardi provenienti da fondi europei e con altri 233 milioni dei fondi Pon delle regioni meridionali. Tale denaro era in parte già disponibile dal 2014, ma era necessario ratificare un accordo di dimensioni nazionali per contenere gli sprechi e rendere l’intervento organico ed efficace.

I FONDI IMPIEGATI. Destinatario del piano per la banda larga nazionale sarà innanzitutto il Centro-Nord, che fin’ora è stato trascurato a beneficio del Meridione, cui erano stati destinati la maggior parte dei fondi pubblici dedicati allo sviluppo. La questione ha provocato rimostranze da parte di alcune Regioni del Sud, ma Paolo Panontin, presidente della Commissione Agenda Digitale che ha sviluppato il piano, ha sottolineato che si tratta di un “anticipo” che l’Italia meridionale concede alle regioni del Settentrione, anticipo che verrà restituito in seguito andando a rimpolpare il Fondo Sviluppo e Coesione, che per l’80% è per legge destinato appunto al Sud. Dopo la firma dell’accordo e la presentazione dello stesso alla Commissione Europea cominceranno i lavori, che dovrebbero rendere disponibile la fibra a partire dal 2017.

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