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Arte: cresce il fatturato per Christie’s, Sotheby’s e Phillips

L’analisi del fatturato del mercato dell’arte e dei beni da collezione nell’ultimo report di Deloitte Private. Nel 2022 il record per l’opera più costosa di sempre: ‘Shot Sage blue Marilyn’ di Andy Wharol, all’asta per oltre 195 milioni di dollari

architecture-alternativo Femme dans un fauteuil di Picasso, parte della David M. Solinger Collection, battuta all'asta da Sotheby's con aggiudicazioni stellari (foto © Getty Images)

Il 2022 entrerà a pieno titolo tra gli anni migliori per l’arte e i beni da collezione, con una crescita del fatturato delle principali case d’asta internazionali. Con un ampliamento di orizzonti sia in termini di acquirenti, sia in termini di tipologia di lotti offerti, nel 2022 il mercato dell’arte ha dato seguito al trend di ripresa iniziato nel 2021, con operatori in grado di beneficiare degli sforzi dispiegati per reagire alla crisi innescata dalla pandemia del 2020.

Il mercato dell’arte nel 2022

Gli ottimi risultati del mercato dell’arte nel 2022 – già anticipati da Business People – vengono confermati anche dal report 2023 di Deloitte Private Il mercato dell’arte e dei beni da collezione, appena presentato a Milano.

Nel 2022 il fatturato del mercato dell’arte e dei beni da collezione delle principali case d’asta internazionali (Christie’s, Sotheby’s e Phillips) ha conosciuto una crescita del +12% rispetto al 2021. A spingere la ripresa il perfezionamento delle strategie ibride e digitali e il ritorno a pieno regime delle attività in presenza, con l’abolizione delle restrizioni che avevano gravato sui maggiori e consolidati mercati occidentali nel 2021. Tra gli elementi non ricorrenti, si registrano i sensazionali risultati di alcune collezioni di privati, tra cui spicca quella di Paul G. Allen (1,6 miliardi di dollari), che hanno garantito la disponibilità sul mercato di opere di qualità museale, attraendo l’interesse di acquirenti e appassionati di tutto il mondo.

Secondo Ernesto Lanzillo, Senior Partner e Leader di Deloitte Private, l’anno appena trascorso da un lato è stato caratterizzato da risultati record per i top player del mercato, dall’altro ha lasciato una “forte opacità per l’immediato futuro a causa delle complessità dello scenario economico legate allo scoppio della guerra in Ucraina, all’inflazione record e agli ultimi strascichi della pandemia. Questi elementi, uniti ai timori di recessione, hanno già iniziato ad affiorare nelle ultime aste del 2022, i cui risultati sono risultati fortemente raffreddati, come anche il clima nelle fiere d’arte di chiusura dell’anno”.

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L’arte più ricercata e le piazze più attive

Se gli anni passati si sono caratterizzati per una continua crescita dei risultati dell’arte del Dopoguerra e contemporanea, queste collezioni hanno invece determinato un ritorno di interesse per l’arte moderna e impressionista. Inoltre, i maggiori player internazionali hanno consolidato la loro presenza internazionale, in modo diretto o mediato da partnership con dealer locali, con particolare riferimento all’Asia – un continente che ha vissuto grandi cambiamenti nel corso dell’anno. E mentre New York rimane la capitale indiscussa del mercato dell’arte internazionale, Parigi continua a prendere forza, anche a discapito di Londra, che subisce gli impatti negativi attribuibili alla fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea. 

“Nel 2022, oltre alle novità indotte della pandemia, come il consolidamento delle aste ibride come new normal, osserviamo il crescente protagonismo di nuovi acquirenti, spesso under 40”,  commenta Barbara Tagliaferri, Art&Finance Coordinator di Deloitte Italia. “Oltre ad alimentare la domanda per gli artisti più giovani e “instagrammabili”, i Millennial hanno fatto aumentare l’attenzione nei confronti di diversità e inclusione in termini di mercato, mostre ed esposizioni, portando a una maggiore visibilità per gli artisti finora considerati come minoranze (donne, afro-americani, comunità Lgbt+) e dunque sottovalutati”.

Il mondo dell’arte sta evolvendo anche in relazione ad altri aspetti fondamentali, “come la sostenibilità e l’attenzione nei confronti di diversità e inclusione”, aggiunge Roberta Ghilardi, Sustainability Manager di Deloitte. “Il tutto in un contesto di crescente consapevolezza di quanto la cultura possa contribuire allo sviluppo sostenibile, non soltanto in termini economici ed occupazionali, ma anche e soprattutto di capacità di creare benessere per le persone, inclusione e coesione sociale”.

Secondo Pietro Ripa, Private Banker di Fideuram, nel 2022 è proseguito il consolidamento delle strategie e delle piattaforme digitali implementate nell’ultimo biennio, “ma è continuata anche la sperimentazione di nuove soluzioni tecnologiche per accontentare una domanda sempre più dinamica e complessa. “Sono dunque due i macro-trend che si confermano e consolidano anche nel 2022: da un lato, la commistione tra virtuale e presenza nelle aste, la cosiddetta ‘asta ibrida’; dall’altro, la tendenza a intercettare i cambiamenti in Asia che ha spinto i maggiori player globali a consolidare la loro presenza, in modo diretto o mediato, nel continente asiatico”.

Shot Sage Blue Marilyn Andy Warhol

Una donna fotografa l’opera Shot Sage Blue Marilyn di Andy Warhol alla vigilia dell’asta da record di Christie’s (Photo by Angela Weiss/Afp via Getty Images)

Il record di Shot Sage blue Marilyn di Andy Wahrol

Al primo posto della classifica delle cinque opere più costose, vendute dalle tre major nel 2022, si trova Andy Warhol, con l’opera più cara del XX secolo mai venduta in un’asta pubblica, ovvero il quadro Shot Sage blue Marilyn (1964), battuto all’asta da Christie’s a New York per oltre 195 milioni di dollari. Proveniente dalla collezione Amman, l’opera è stata acquistata dal gallerista Larry Gagosian a un prezzo nettamente superiore all’opera più costosa del 2021, il dipinto di Pablo Picasso Femme assise près d’une fenêtre (1932), battuto per circa 103 milioni di dollari.