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Monsieur Mitterrand

Tra i politici più controversi della storia d’Oltralpe, a quasi 20 anni dalla sua scomparsa Parigi lo piange ancora, ricordando la sua statura politica, il suo cosmopolitismo, la sua idea di grandeur in obbedienda alla sua ambizione più grande: «Conquistare il cielo». Un lascito che fa impallidire il successore François Hollande, prigioniero degli scandali

Di sé gli piaceva dire che ormai era diventato parte del panorama. Aveva ragione. Quando morì, l’8 gennaio del 1996, la Francia si ritrovò di colpo orfana. Sentì fortissimo il peso di quell’assenza. E pianse, prima di tutto, se stessa: con François Mitterrand se ne andava mezzo secolo della sua storia.

Da allora sono passati quasi vent’anni, a Mitterrand, il “monarca repubblicano”, sono state intitolate strade e piazze, alla sua memoria sono stati eretti monumenti e statue, decine di libri hanno indagato la sua vita privata; saggi, studi e convegni sono stati dedicati alla sua figura pubblica. E 20 anni dopo, la Francia e i francesi continuano a sentirsi orfani.

Forse anche perché nel frattempo hanno vissuto la controversa e disinibita presidenza di Nicolas Sarkozy, e hanno conosciuto la mediocrità di François Hollande, pentendosi quasi subito di averlo eletto all’Eliseo. In confronto, Mitterrand appare come un assoluto gigante.

Un gigante, nonostante gli errori e la spregiudicatezza, le non poche ambiguità politiche e le molte debolezze umane. Anzi, forse proprio per questo. I francesi in lui si sono rispecchiati, ne hanno subìto il fascino, hanno amato il suo cosmopolitismo, il suo savoirfaire, la sua idea di grandeur.

Perfino i suoi scandali sembrano di un’altra statura rispetto a quelli dei suoi poco illustri successori.Quando nel 1994 il settimanale Paris Match pubblicò in copertina la foto di Mitterrand con la figlia segreta, Mazarine, nata 20 anni prima dall’amore clandestino con Anne Pingeot, i francesi non vi videro altro che la tenerezza di un padre e il coraggio di un presidente. Ben altra reazione rispetto alle foto rubate di Hollande in scooter e casco mentre esce furtivo dalla casa della sua amante, o ai guai giudiziari di Sarkozy che vanta l’onore di essere stato il primo presidente francese messo in stato di fermo e interrogato per violazione del segreto istruttorio.

Un’eredità monumentale

«Sposò utopia e riforme»

Mitterrand è stato probabilmente il politico più controverso della storia francese recente, ma allo stesso tempo anche il più rappresentativo. Di certo il più influente dai tempi di Charles de Gaulle, che per altro aveva conosciuto poco più che ventenne.

Già perché la carriera di Mitterrand appare infinita. Va dall’occupazione nazista alla decolonizzazione, dalla Guerra fredda all’integrazione europea. Eletto due volte presidente della Repubblica, è rimasto in carica per 14 anni consecutivi (il più longevo dai tempi di Napoleone III), portando la sinistra francese al potere e dimostrando che poteva essere una forza di governo credibile.

In molti, a dire il vero, sostengono che Mitterrand non sia mai stato un vero socialista. Le origini familiari, borghesi e di solida tradizione cattolica, le sue passioni politiche studentesche, gli anni della II Guerra mondiale, lo vedono, infatti, schierato a destra, anche se mai fu fascista o antisemita. Più tardi divenne liberale, uno strenuo difensore dei diritti civili, e per questo si collocò a sinistra. Ma tra liberté, égalité e fraternité, i tre pilastri su cui è fondata la Repubblica francese, si può star certi che avrebbe sempre favorito il primo.

Quando però venne eletto presidente, nel 1981, che lo fosse sul serio o meno, si comportò da socialista eccome. Fin troppo: il programma di governo, che prevedeva l’aumento dei salari minimi dei dipendenti pubblici, la nazionalizzazione di banche e grandi industrie, il rafforzamento dei diritti sindacali e molte altre riforme keynesiane, portò a un clamoroso disastro economico. E a una conseguente e repentina marcia indietro. Il fallimento del più ambizioso programma di governo socialista messo in atto in Europa dal Dopoguerra tornò utile a Mitterrand, quasi che lo avesse previsto e ricercato. Quel fallimento spazzava via ogni illusione, ogni romantico ideale, ogni ambiguità e velleità. Metteva la sinistra di fronte alla cruda realtà.

Mitterrand, con eccezionale astuzia, riuscì così a ridimensionare, fino ad azzerare, il potere del movimento comunista. E a modernizzare la sinistra francese, facendole accettare la costituzione gaullista, fino ad allora invisa e contestata (ovvero la Quinta repubblica, che aveva rimpiazzato un sistema parlamentare debole e diviso con un più forte sistema semipresidenziale), e, soprattutto, l’economia di mercato. Favorendo, così, anche la riconciliazione nazionale.

Dopo neanche tre anni dalla sua elezione all’Eliseo, il socialista Mitterrand era diventato il presidente di tutti i francesi. Abolizione della pena di morte, progresso delle libertà, decentralizzazione delle istituzioni, avanzamenti nel campo sociale, modernizzazione dell’economia nazionale, fecero il resto.

Dopo aver conquistato i francesi, poteva andare alla conquista dell’Europa. E completare il lavoro di de Gaulle: se il padre della patria era riuscito a restituire alla Francia l’orgoglio perduto durante l’occupazione nazista, ora toccava a Mitterrand restituirle il peso politico che le competeva sul piano internazionale.

L’integrazione europea era la via maestra per riuscirvi. E quella via passava dalla Germania. Già alla fine del 1944, a liberazione avvenuta, ma prima ancora dell’effettiva caduta del Terzo Reich, il generale de Gaulle aveva avvertito i francesi che non vi erano alternative allo ristabilire le relazioni con una Germania nuovamente pacificata e riabilitata.

L’opera poté dirsi completata definitivamente il 25 settembre del 1984, quando Mitterrand e il cancelliere tedesco Helmut Kohl si fecero ritrarre mano nella mano mentre rendevano omaggio alle 700 mila vittime della battaglia di Verdun, una delle più violente e sanguinose della I Guerra mondiale. Non si trattò solo di un gesto di riconciliazione e di amicizia. Fu anche una dichiarazione d’intenti. Come dire: il futuro è l’Europa e l’asse franco-tedesco ne sarà il motore. Naturalmente, avevano ragione.

Nonostante la decisa opposizione di Margaret Thatcher, che nell’Europa non vedeva altro che uno spazio di libero scambio commerciale, furono capaci di dare un impulso decisivo al processo di costruzione europeo, rendendolo irreversibile con l’allargamento verso la Spagna e il Portogallo, la nascita del mercato unico, la cittadinanza europea. Non solo: dopo il crollo del muro di Berlino, Mitterrand ebbe l’intuizione di convertire la richiesta tedesca di legittimazione internazionale della propria unificazione in un nuovo impulso per l’integrazione europea.

È in questo contesto che vedrà la luce il Trattato di Maastricht (e con esso l’Unione europea, la Banca centrale europea e l’euro), che il presidente francese farà ratificare attraverso un referendum che sarà anche la sua ultima grande battaglia politica. Gli ultimi anni della sua presidenza furono segnati dalla malattia, un cancro che aveva tenuto nascosto a lungo e che la ebbe vinta pochi mesi dopo che aveva lasciato l’Eliseo. Ma ormai François Mitterrand era diventato parte del panorama.

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Classe 1916, François Mitterrand è stato presidente della Repubblica francese dal 21 maggio 1981 al 17 maggio 1995. Membro della Resistenza durante la II Guerra Mondiale, la sua carriera politica è durata oltre mezzo secolo © Getty Images