Cavalcare il cambiamento

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È storicamente provato: sebbene i cambiamenti rappresentino grandi opportunità, spesso ci pongono di fronte sfide che richiedono visione, attenzione e forza di volontà. È quanto sta avvenendo con il mondo digitale, che ha accelerato inequivocabilmente la trasformazione dei nostri stili di vita e ai quali gli ambienti lavorativi si stanno adeguando – ammettiamolo, con fatica – con un nuovo modello di business. Le difficoltà ci sono, ma sono amplificate soprattutto da chi vuole arrestare, con poca lucidità e propensione innovativa, il processo di trasformazione in atto. A queste persone domando: cosa sarebbe successo se durante i periodi di lockdown che abbiamo vissuto la tecnologia non ci avesse permesso di pianificare riunioni e incontri a distanza, capaci di mantenere le relazioni e le occasioni di confronto?

È ormai comprovato che l’attività produttiva può essere gestita in modo diverso, ma va cambiato l’approccio al sistema, adeguando ai contesti l’operatività. In un mondo sempre più globalizzato, l’impegno costante dovrà essere rivolto a definire una nuova cultura, che indirizzi giovani e meno giovani a capire che il risultato, qualsiasi esso sia, non dipende esclusivamente dalle ore trascorse in ufficio. Ci sono manager che da sempre hanno operato trasmettendo valori, concretezza e visione, rendendo l’attività in azienda intensa e appassionante, proponendo metodologie capaci di costruire squadre motivate e vincenti. Questo si dovrà fare sempre! Forse cambierà l’approccio, rammentando che le esperienze vissute in passato devono indurci a elaborare differenti modus operandi, efficienti e concreti. Non possiamo più, ad esempio, colpevolizzare lo smart working o continuare a ricordare “antichi percorsi”, che tali rimarranno!

Va considerato, poi, che gli stessi mercati stanno subendo un enorme trasformazione. Trovare un giusto equilibrio tra l’attività in remoto e quella in presenza sarà fondamentale, ma ancora una volta va detto che, senza una vera e nuova “mission culturale”, subiremo inutili e costosi ritardi. Per tradurre meglio il pensiero degli scettici, può essere utile proporre alcuni esempi. C’è chi plaude e investe risorse economiche personali in start up digitali, sostenendo che il futuro andrà in quella direzione, ma allo stesso tempo critica ferocemente l’attività in remoto nel proprio ambiente lavorativo. C’è chi sostiene che non è in grado di “controllare” i collaboratori se questi non lavorano più sotto i suoi occhi, ma non fa nulla per instaurare con loro un nuovo rapporto per responsabilizzare i singoli e il gruppo. Saranno tempi difficili per chi non si renderà conto che il controllo costrittivo e gerarchico è definitivamente tramontato. Come in ogni periodo storico, non tutti saranno efficienti e responsabili, ma di certo le menti competenti, preparate e visionarie non accetteranno più relazioni prive di sensibilità e considerazione. E questo, non credo sia un passo indietro…

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