Cuneo fiscale: Italia terza, con buste paga super tassate

Nel 2017 dipendenti e datori di lavoro hanno versato fra tasse e contributi sociali una cifra del 47,7%, contro una media Ocse del 35,9%

L’economia è sicuramente in ripresa, ma la crisi sta costando ancora molto ai cittadini italiani in termini di guadagni e perdite. Secondo il rapporto “Taxing Wages” dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), infatti, l’Italia è il terzo Paese membro (su 34) per peso del cuneo fiscale sul costo del lavoro, ossia per la differenza tra il costo del lavoro a carico del datore di lavoro e il corrispondente reddito netto che spetta al lavoratore. Stando alla classifica, nel caso di un lavoratore single, lo scorso anno dipendenti e “padroni” hanno versato fra tasse e contributi sociali una cifra del 47,7% (in calo dello 0,09% rispetto al 2016) contro una media Ocse del 35,9%. Peggio di noi hanno fatto solo Belgio (53,7%) e Germania (poco sotto il 50%). Insomma tasse, contributi e oneri influiscono ancora moltissimo sulle buste paga degli italiani.

Il cuneo fiscale è diminuito per le famiglie

Ma come si ripartisce il cuneo fiscale? Il 16,4% è sotto forma di imposte personali sul reddito, mente il resto (31,4%) sono contributi previdenziali, in parte a carico del lavoratore (7,2%) e in parte a carico del datore di lavoro (24,2%): per ogni 100 euro di retribuzione il lavoratore ne paga 45 in tasse e contributi e l’azienda 46. Tolte tasse e contributi previdenziali, dunque, i dipendenti si ritrovano in busta paga meno della metà di quanto ognuno di loro costa all’azienda. Tuttavia, se negli ultimi 17 anni in Italia il cuneo fiscale è aumentato per i lavoratori single, è diminuito per i nuclei familiari con due figli e un unico percettore di reddito (che possono beneficiare delle agevolazioni per i figli a carico). Lo scorso anno il cuneo per le famiglie di quattro persone con un unico percettore di reddito era del 38,6%, contro la media Ocse del 26,1%.

Il costo totale del lavoro in Italia, espresso in dollari a parità di potere d’acquisto, secondo i calcoli dell’Ocse ammonta a 56.980 dollari, che conferma il 17esimo posto della Penisola tra i Paesi avanzati, a fronte di una media di 51mila dollari.

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