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Alta orologeria: lancette sempre più verdi

La fiera Watches & Wonders di Ginevra ha svolto anche quest’anno il suo ruolo di vetrina per l’industria, evidenziando i forti limiti di un evento completamente digitale. Non sono mancate comunque le novità

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Che grande controsenso: da qualche decennio l’Alta orologeria combatte una battaglia a tutto campo contro l’elettronica e la misurazione del tempo digitale, eppure quest’anno per riuscire a mostrare a tutto il mondo le sue ultime novità, ha dovuto affidarsi proprio all’elettronica e, più specificatamente, all’oramai onnipresente internet. Già, perché l’ultimo salone dell’orologeria rimasto, dopo la débâcle del salone di Basilea, quel Watches and Wonders che si è virtualmente concluso a Ginevra lo scorso 13 aprile, non potendosi svolgere per ovvi motivi “in presenza”, è stato realizzato totalmente online. Una scelta a priori corretta, che un tempo avremmo addirittura definito avveniristica, ma che in realtà non è riuscita a rendere realmente merito alla qualità e alla fisicità dei nuovi modelli che vi sono stati presentati. Impossibile, infatti, riuscire a comprendere appieno alcune scelte costruttive che hanno riguardato l’utilizzo di vecchi e nuovi materiali, come ad esempio la ceramica, i tessuti dei cinturini con pelli non animali, l’argento, il bronzo, l’oro che viene lavorato e finito come il bronzo. Ancora più difficile, anzi impossibile, riuscire a comprendere, dietro la freddezza del monitor di un computer o peggio di uno smartphone, il sapiente lavoro di finitura e di progettazione delle meccaniche più importanti e dei sofisticati quadranti.

Eppure, a dispetto di tutto ciò, ma anche a dispetto di un’inaspettata difficoltà di collegamento alle tante presentazioni che si sono susseguite, il salone c’è stato e ha comunque catalizzato interessi e trend per il futuro. Il primo, che potremmo definire legato esclusivamente al volto dell’orologio e quindi alla sua estetica, riguarda il quadrante. Infatti, dopo la scorpacciata di quadranti blu che ci ha accompagnato in questi ultimi anni, il 2021 è segnato dalla quasi totale egemonia del colore verde.

Hanno capitolato i due mostri sacri, il Nautilus di Patek Philippe e il Royal Oak di Audemars Piguet (in realtà presentato a marzo in quanto la casa di Le Brassus ha scelto ormai dallo scorso anno di non partecipare più ai saloni), ma anche tante altre marche, prima fra tutte Tag Heuer con un Aquaracer Professional realmente convincente. Il secondo trend, impossibile da non condividere, è quello che troviamo legato all’impianto ecologico insito nell’orologio stesso, ma soprattutto nella sua industrializzazione. Perfetto esempio di questo discorso è stata Panerai, che ha affrontato il problema con due modelli, il primo dei quali di larga diffusione: il Luminor Marina in eSteel, in acciaio riciclato utilizzato sia per la cassa che per il quadrante. Il secondo modello, che desta certamente più sensazione, è il Submersible eLab-ID, che ha raggiunto dei traguardi senza precedenti nella storia dell’industria orologiera: il 98,6% del suo peso totale proviene da materiali che integrano un alto tasso di elementi riciclati. La sua cassa, il quadrante sandwich e i ponti sono realizzati in EcoTitanium, una lega di titanio di derivazione aerospaziale composta per oltre l’80% da puri elementi riciclati. Questo orologio è anche il primo a utilizzare del SuperLuminova riciclato al 100% sul quadrante e sulle lancette, e del silicio riciclato al 100% per la realizzazione dello scappamento del movimento. Entrambi sono ottenuti attraverso processi di riciclaggio su piccola scala che riutilizzano scarti di materie prime. Inoltre, dal vetro zaffiro alle lancette in oro, la maggior parte dei componenti principali è ottenuta da materiale riutilizzato, quindi non da materia prima “vergine”.

Fortemente vicina all’ambiente è anche la scelta di Cartier, che per uno dei suoi modelli più importanti per il prezzo davvero concorrenziale, il nuovo Tank Must, ha scelto di adottare un quadrante fotovoltaico e un cinturino fabbricato con materiali di origine non animale. Il primo, sviluppato all’interno della manifattura Cartier di La Chaux-de- Fonds, è una prodezza tecnica basata sulla perforazione delicata e invisibile dei numeri romani per consentire all’energia solare di raggiungere le minuscole cellule fotovoltaiche nascoste al di sotto del quadrante. La realizzazione di questo movimento chiamato SolarBeat, che prevede un accumulatore dalla durata di circa 16 anni senza aver bisogno di alcun tipo di manutenzione, ha richiesto ai team dello sviluppo ben 24 mesi di lavoro. Inedito anche il cinturino in Altstrap, un materiale innovativo al 40% circa di origine vegetale, prodotto a partire da scarti di mele coltivate per l’industria agroalimentare in Svizzera, Germania e Italia.

Chi, al contrario, è rimasto blindato nel segno della tradizione, è stato Rolex. I suoi due modelli di punta per il 2021 non hanno sconvolto più di tanto le aspettative dei suoi tanti appassionati. All’Explorer II, giusto quest’anno al suo mezzo secolo di vita (avvenimento che la Casa ginevrina ha scelto di non celebrare), è stato dedicato l’aggiornamento più sostanzioso, che prevede un nuovo movimento assieme a cassa e quadrante reingegnerizzati. Il risultato è un segnatempo in teoria tutto nuovo, in pratica visivamente identico rispetto al suo predecessore. Meno atteso, ma non certo sorprendente, anche il secondo Explorer presentato, questa volta nella sua versione più semplice senza Gmt, che con i suoi 36 mm di diametro riprende le dimensioni del modello originale lanciato nel 1953 in seguito alla prima salita in vetta all’Everest, effettuata da Sir Edmund Hillary e Tensing Norgay il 29 maggio dello stesso anno.

A Montblanc, infine, il merito di averci fatto un po’ tutti sognare con l’ultimo esponente di una collezione fortunata: il 1858 Geosphere Edizione Limitata. Dedicato all’esploratore Reinhold Messner, questo modello è un omaggio all’impresa dello scalatore altoatesino, che nel 2004 ha percorso 2 mila chilometri attraversando in solitaria il deserto del Gobi con le sue temperature estreme, gelide d’inverno e torride d’estate. Un’ispirazione estrema? Perché meravigliarci, in fondo l’orologio serve sempre meno a indicare l’ora, sempre di più a caratterizzarci e connotarci verso noi stessi e verso gli altri. Infine, questo piccolo blocchetto metallico che ci ostiniamo a indossare al polso, riesce ancora a regalarci una serie di emozioni uniche. A questo proposito è sempre attuale uno dei pensieri che guida ogni sano appassionato del mondo delle lancette: che siano gli altri a guardare l’ora sul segnatempo al loro polso, noi continueremo a guardare solamente l’orologio.

Credits Images:

Patek Philippe Nautilus ref. 5711/1A-014
cassa in acciaio, quadrante verde oliva soleil

30.856 €