Connettiti con noi

Gusto

Vino: un Grillo per la festa

Un tempo utilizzata quasi solo per produrre il Marsala, quest’uva sta godendo di una vera e propria rinascita, candidandosi a essere la più richiesta di questa estate

architecture-alternativo

L’uva bianca più di moda in Italia e quella che farà il vero boom questa estate sarà certamente il Grillo siciliano. Da qualche anno i produttori fanno a gara e piantare ettari di questa uva, storicamente utilizzata quasi solo per produrre il Marsala, rappresenta una sorta di rivincita, anche grazie a investimenti in stile e qualità da ogni angolo della Trinacria. Si tratta di un vitigno dall’incredibile e originale, potenziale aromatico e sapido, che accontenta sia gli amanti dell’acidità e del sale senza far storcere naso e bocca ai fanatici del frutto e dell’opulenza. A crearlo fu il barone Antonino Mendola, agronomo e ampelografo, ibridando i vitigni Catarratto e Zibibbo sul finire dell’Ottocento nei suoi campi di Favara. Lo stesso Mendola scriveva nel 1904: «ibridai il Cataratto comune di Sicilia (…) collo Zibibbo, per ottenere un ibrido colle virtù miste dell’uno e dell’altro progenitore, per potere fabbricare un Marsala più aromatico». Oggi non è utilizzato solo per il Marsala (dove rappresenta la base cui si aggiungono aromi, alcol e mosto rettificato) ma viene prodotto in una versione bianca secca, in bottiglie che riflettono il duplice carattere del vitigno, attualmente presente in due varietà piuttosto distinte, una con tratti aromatici simili al Sauvignon Blanc e una responsabile di aromi più corposi e dolci.

La sua duttilità lo rende anche interessante come base spumante, come nel Santa Teresa Spumante Brut dalla zona di Vittoria (Rr), agrumato sapido e scattante. Nella “sua” Marsala, cantine come Pellegrino hanno rinnovato l’impegno nei confronti del vitigno con vini come il Salinaro Sicilia Doc da vigne affacciate sul mare, che ne trasferiscono in parte la salinità e gusto iodato. Più importante il “cru” Gazzerrotta dall’omonima tenuta di 90 ettari nell’entroterra di Mazara del Vallo (Tr), tutto biologico con clone proprietario allevato ad alberello marsalese appoggiato, che protegge i grappoli dal sole: presenta note di miele e fico maturo, inizialmente molto presente e marcante, ed è ricco di note speziate e fumé. Non lontano da Favara (Ag) c’è l’azienda di Carmelo Bonetta, ovvero Baglio del Cristo di Campobello, ultima di tre generazioni di viticoltori (ma la quarta è quasi pronta) che hanno investito a Licata su terreni ricchi di gesso, perfetti per far maturare le uve con gradualità e al riparo da stress climatici e idrici. Il suo Laluci è sempre tra i più convincenti, con note di sambuco, magnolia e frangipane, frutto ricco ma mitigato da un’incalzante acidità e salinità che aprono la bocca su note molto nordiche.

Nella culla del barocco siciliano, Noto, realtà famigliare di Barone Sergio, produce l’Alegre con note di ribes bianco, mandarino, pompelmo, arancio giallo, oltre a una profonda e fitta salinità che richiama la macchia mediterranea. Nella sottozona di Contessa Entellina, Sicilia occidentale, la celebre Donnafugata ha avuto un grandissimo successo con il “Sur Sur”, dialettale che indica il grillo (l’insetto). L’etichetta primaverile preannuncia il profumo del vino, quasi una corsa in un prato fiorito tra peonie, rosa, tiglio biancospino e fruttato bianco e giallo appena maturo. Dalla zona di Alcamo proviene il Feudo Imperiali, vino che mescola bene il lato floreale e il lato fruttato, mentre nella Valle del Belice troviamo il Barone di Montalto Collezione di Famiglia, da terreni scuri alluvionali e profondi, che ne fanno prevalere, almeno all’inizio, il lato floreale e tiolico all’inizio.

Tra San Cataldo e Caltanissetta la famiglia Lombardo produce vino fin dagli anni ‘70 e oggi ha tra le sue proposte il Grillo d’Altura intenso e sapido, che in bocca rivela un sorso con una vaga idea di tannino e finale agrumato e freschissimo, che ne sottolinea l’origine d’altura non banale. Nel palermitano il talentuoso enologo Benedetto Alessandro produce nella sua tenuta di Camporeale il “cru” Vigna di Mandranova, già ottimo ma decisamente da godersi anche tra qualche anno. Non possiamo in questa rassegna scordarci gli esempi “naturali” del viticoltore artigiano Nino Barraco e il Grappoli del Grillo, bianco secco e aromatico da Marco de Bartoli, la cantina protagonista della rinascita moderna (o, meglio, della non dispersione) del Marsala artigianale.

Credits Images:

© iStockPhoto