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Gusto

Sapori vulcanici

Ricco di storia e leggende, quello dei Colli Euganei, nel Padovano, è da qualche tempo anche un territorio che si distingue per grandissimi vini. A partire dal raro Fior D’Arancio, senza dimenticare ottimi rossi e passiti

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C’è un territorio speciale in Veneto di cui tutti hanno sentito parlare e che è impossibile non notare quando si passa in zona: non siamo certo abituati a veder spuntare crateri vulcanici dal nulla in piena pianura! Una regione ricca di storia, leggende e da qualche tempo anche di grandissimi vini: è sicuramente venuto il tempo di visitare i Colli Euganei (Padova), una zona che seppe conquistare il poeta Francesco Petrarca, che si stabilì qui nel 1370, stregato dalla bellezza e dal fascino del luogo. Questa fascia vitivinicola più meridionale del Veneto, costituita da un gruppo di colline di origine vulcanica, è composta da 15 comuni per una superficie vitata di circa 4 mila ettari. L’unica Docg della zona è Colli Euganei Fior d’arancio, riconosciuta nel 2011 e presente nelle tipologie tranquillo, spumante e passito. Il nome deriva dal tipico profumo di zagara (appunto il nome del fiore dell’arancio) che caratterizza il vino in tutte le sue declinazioni.

Il disciplinare prevede che questa Docg sia prodotta dal vitigno Fior d’arancio per un minimo del 95% e per il restante 5% con uve aromatiche della provincia. Tale vitigno, in precedenza noto come Moscato Fior d’arancio, potrebbe però avere una storia particolare e diversa, in quanto presenta terpeni e note aromatiche uniche. Si tratta di una rarità ampelografica da tempo confusa con il moscato giallo, ma che invece, secondo Attilio Scienza, professore ordinario di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano, è il risultato di un curioso incrocio tra lo Chasselas e un’antica varietà di moscato giallocompletamente diversa da quella che a Venezia e dintorni era uva da tavola, e solo in Alto Adige e Austria mostra il suo potenziale vinoso.

QUEST’AREA

È COSTITUITA

DA 15 COMUNI

PER UNA SUPERFICIE

VITATA SUI 4 MILA ETTARI

Nella zona sono presenti anche vini rossi interessanti, che devono però ancora sviluppare tutto il loro potenziale. La nostra visita parte dunque dal Fior d’arancio, che riesce a comportarsi benissimo dall’antipasto o aperitivo nella sua versione spumante, fino al dessert sul quale possiamo riproporre lo spumante o passare al sontuoso passito. Tra i tanti assaggi, di recente ci hanno colpito Maeli Wine (Luvigiano, Pd), l’azienda della giovane Elisa Dilavanzo, che ha rilevato l’azienda nel 2010 quando rovi, serpi e altra fauna e flora ne coprivano i filari. Ma già nel 2011 si prova a vendemmiare dopo un’estate passata a ripulire e sfrondare: si salva il rosso ottenuto da alcuni vigneti abbandonati. Il Fior d’arancio giace invece sopra le terre bianche del Pirio, una marna bianchissima mista a limo, che finiscono per dare il nome alla rinata azienda Maeli, e fa un tutt’uno con il carattere di Elisa Dilavanzo, dura come la marna, appunto. Il suo Moscato Fior d’arancio è sapido, cremoso, dalla bollicina fine, con note di pepe bianco, incenso e camemoro, ribes bianco e vaniglia, arancio e mandarino: provato come aperitivo su baccalà con lime si è rilevato perfetto!

Altro grande Fior d’arancio è quello di Cà del Colle (Vo’, Pd) con note agrumate spiccate e di ginger beer. Ottimo, sapido e scattante anche quello di San Basilio, che pure produce un eccellente passito “Oro Fenice”; elegantissimo quello di Il Pianzio con il Serprino che richiama costantemente la frutta fresca sia al naso che in bocca. Una curiosità è il Fior d’arancio secco di Lidio Dotto, un’azienda con una lunga storia alle spalle, selvatico nei profumi e una carezza in bocca.

Sul versante biodinamico e naturale segnaliamo poi Alla Costiera, con Filippo Gamba che porta avanti l’azienda del padre staccandosi nettamente dal gusto classico con il suo Fior d’arancio intenso, salato, schietto, ma mai sgarbato. Il presidente del consorzio Emanuele Calaone con la sua Bacco e Arianna produce un moscato biologico con un finale lungo, di mandorla amara. Altri bei prodotti anche da Ca’ Bianca – una bollicina di Fior d’arancio molto cremosa che fa pensare dal colore a uno spumante evoluto e invece in bocca è sferzante e fresco – Monteversa (bio) e Montegrande.

Ma la zona non si esaurisce con il Fior d’arancio, è ricchissima anche di vini rossi di grande struttura, eleganza e complessità, che esprimono in maniera diversa il legame con il suolo vulcanico grazie alla loro sapidità e certe note affumicate che emergono nel lungo finale. Tra le uve più coltivate troviamo Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Carmenere, Merlot e Raboso. Tra i migliori produttori di rossi ci sono Vignalta, Ca’ Lustra, Zanovello, Filò delle Vigne, Fattoria Montefasolo, Borin e Maeli con il promettente Rosso infinito, un vino schietto, diretto, succoso, mediterraneo, ma freschissimo, con note curiose di polvere da sparo e mirto. Sono vini dalla bocca piacevole e minerale, con tannino tagliente e calore controllato.

Dulcis in fundo, e capitolo solo apparentemente a parte, i fantastici e rarissimi passiti. Per esempio quello di La Montecchia del Conte Umberto Emo Capodilista, che cominciò a rinnovare i vigneti e le cantine all’inizio degli anni ‘90, lasciando il figlio Giordano a dirigere l’intera azienda negli anni successivi. Il suo Donna Daria è celebrato in tutto il mondo ed è ottenuto con le uve prodotte sul Monte Castello a Baone. Si tratta di un vino dorato con note penetranti e balsamiche di mandarino e salvia, con una bocca appassionante sempre sospesa tra sapidità vulcanica e struggente dolcezza fruttata, un bel riassunto del fascino eterno e moderno di questi luoghi.