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Lavoro

Operai? No grazie. Ora i robot vogliono fare i professionisti

Turismo, settore legale, insegnamento e persino medicina: i robot minacciano anche le professioni a valore aggiunto

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I robot ora vogliono fare i professionisti. Se da tempo è stato lanciato l’allarme sul futuro delle professioni ad alta automazione, in cui gli umani verranno presto sostituiti dall’intelligenza artificiale, iniziano a preoccuparsi anche i lavoratori che rivestono professioni con livelli di competenza elevati e retribuzioni medio-alte. E’ un po’ accade negli Usa, come ricorda il Sole 24 ore, dove un paziente va in una clinica, esegue un esame assistito da un infermiere e ottiene una diagnosi da un medico indiano: i costi si abbassano, si creano più posizioni da infermieri ma un medico americano resta senza lavoro.

Ora i robot vogliono fare i professionisti

Con i robot a fare i professionisti, non si perderanno dunque solo le posizioni a minore valore aggiunto, le più colpite nella storia dalle varie rivoluzioni, ma anche la più semplici da trasformare in altro. Tra i mestieri ad alto valore aggiunto più a rischio, molti sono quelli del campo sanitario. Chirurgia robotica, diagnosi e chirurgia da remoto, telemedicina. E nelle aziende l’intelligenza artificiale agevola e minaccia il ruolo dei manager, in particolare nel settore finanziario dove gli algoritmi prendono ormai la maggior parte delle decisioni. Persino traduttori e interpreti subiscono la crescente concorrenza dei software, così come i professionisti del settore legale per la redazione di contratti, l’analisi di documenti, ricerche di precedenti, riferimenti a sentenze. Per non parlare di social media e e-learning nell’insegnamento. E ancora app e realtà virtuale sorpassano la mediazione delle guide tradizionali nel turismo.