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Lavoro

Manager a tempo: anche i dirigenti diventano precari. E ci guadagnano

Sempre più contratti ad interim nei settori lusso, energia, arredamento e nelle start up: un’opportunità in più per gli over 50. Stipendi oltre i 100 mila euro

Anche i manager diventano precari. Cresce infatti secondo Technical Hunters, il fenomeno dei dirigenti a tempo determinato: +10% nelle ricerche gestite nel 2014. E sarebbero già il 10-15% del totale i manager che operano in Italia con un contratto a scadenza, che nella metà dei casi va dai 6 mesi ai 12 mesi e solo per il 10% guarda oltre i 12 mesi). Una trasformazione accolta favorevolmente: il 55% dei professionisti italiani infatti è ormai favorevole al lavoro temporaneo in azienda.

«In un mercato che richiede continua ottimizzazione e riduzione dei costi le aziende ricercano professionisti disponibili a ricoprire posizioni di rilievo a tempo determinato e la disponibilità dei manager cresce», spiega Manuela Tagliani, manager della società di headhunting Technical Hunters. «Causa di forza maggiore molte professionalità di rilievo si sono ritrovate sul mercato e, a pochi anni dalla pensione, la domanda e l’offerta si incrociano in un contratto a tempo definito. Altra opzione riguarda progetti di start up, sia in nuove società che in società già strutturate che vogliono ampliare l’offerta attraverso nuovi prodotti, per le quali si ricercano manager esperti nell’ambito prescelto senza assunzione di rischio a lungo termine qualora la pianificazione non vada a buon fine».

UNA SFIDA. Nella maggior parte dei casi, i professionisti che accettano la sfida di un Interim Management, sempre manager con grande esperienza, percepiscono questa opportunità come una vetrina per mettersi in gioco e poter dimostrare tutto il proprio valore e tutte le proprie competenze, consapevoli che l’esperienza potrebbe interrompersi oppure evolvere in una collaborazione di natura più stabile. Ma i manager utilizzano questa modalità anche per sperimentare nuovi settori e fare un’esperienza lavorativa all’estero, oltrechè per percepire uno stipendio superiore.

QUANTE CHANCE. Una crescente richiesta si registra nel settore del Private Equity e delle realtà appartenenti al mondo finanziario soprattutto relativamente a professionisti e manager con comprovate esperienze amministrative, di controllo di gestione e finanziarie, in grado di supportare il Private Equity nell’analisi di fattibilità e nella relativa due diligence di possibili operazioni di acquisition o di partecipazione all’azionariato della società target. Altri settori che ricercano figure di middle management con questo tipo di contrattualistica sono l’oil&gas, la componentistica d’arredo, il meccanico, l’impiantistica civile. In questi ambiti le ricerche più frequenti riguardano i business developer e dirigenti con conoscenze a livello internazionale. E nell’ultimo anno si è inserito anche il fashion&luxury. Discorso a parte per le start up che cercano di “rubare” manager dagli ambiti in cui la nuova azienda vuole posizionarsi.

COMPETENZE. Oltre alle richieste, sono anche in crescita le retribuzioni conferite a questi manager (+10% di un manager tradizionale che ricopre le stesse funzioni). Le competenze richieste sono una forte conoscenza del settore di riferimento, almeno 10 anni di anni di esperienza nel ruolo e la determinazione nel perseguire un obiettivo ambizioso a breve-medio termine. L’età anagrafica è superiore 50 anni e la retribuzione annua lorda (Ral) dipende dal ruolo previsto: esempio per un Business Developer in media la RAL è tra i 50 mila e i 60 mila euro, mentre per un direttore commerciale, un direttore di produzione o un direttore generale può oscillare tra i 70 mila e i 100 mila euro, secondo la dimensione della società. Infine per i Cfo le retribuzioni possono attestarsi attorno ai 100 mila euro o anche oltre, qualora il manager sieda anche nel cda di un’azienda partecipata da un fondo di Private Equity, in qualità di rappresentante del fondo stesso.

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