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Economia

Pnrr e digitalizzazione: Italia migliore in Europa per target raggiunti

Secondo l’osservatorio Agenda Digitale, con il 17% di target raggiunti, il nostro Paese è il più avanti in Europa nella realizzazione degli interventi previsti per la trasformazione digitale. Un segnale positivo, ma il gap su competenze e servizi pubblici digitali dev’essere ancora colmato

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Finanziamenti complessivi per 48 miliardi di euro, ovvero il 37% di tutte le risorse europee per il digitale inserite nel Next Generation Eu. È quanto previsto dal Pnrr italiano per l’attuazione dell’Agenda Digitale in Italia, investimenti mai visti nel nostro Paese per la digitalizzazione della Penisola e della sua Pubblica amministrazione. Una grande disponibilità, finora ben gestita. Secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano sui dati del Recovery and Resilience Scoreboard , l’Italia è il Paese più avanti in Europa nella realizzazione degli interventi previsti nel Pnrr per la trasformazione digitale. Al 16 dicembre 2022, data dell’ultima rilevazione, 30 delle 173 milestone e target pervisti dall’Italia erano stati realizzati, si tratta del 17% degli obiettivi (contro il 10% di Spagna e Francia e lo zero di 15 Paesi tra cui la Germania).

Trasformazione digitale: i passi avanti dell’Italia

Il Digital Economy and Society Index  (Desi)  fotografa qualche primo segnale positivo: nel 2022 l’Italia è salita di due posizioni nel ranking europeo di digitalizzazione anche se, complessivamente, resta nella parte bassa della classifica. Siamo infatti al 18esimo posto su 27 Stati membri, con importanti gap rispetto ad altri Paesi, in particolare sulle competenze digitali e i servizi pubblici digitali. Nel dettaglio, l’Italia è 25esima per diffusione di competenze digitali, stabile rispetto allo scorso anno; settima per connettività, guadagnando 16 posizioni rispetto alla precedente rilevazione; ottava per digitalizzazione delle imprese, guadagnando due posizioni; 19esima per digitalizzazione della PA, perdendo una posizione. Il Paese comincia a concretizzare un modello di sviluppo ed erogazione di servizi pubblici digitali, ora è però necessario portare a termine nei tempi previsti gli interventi di digitalizzazione del Pnrr, accelerando gli ambiti più critici.
“Per l’Italia digitale, questa è la più importante chiamata della storia moderna: dobbiamo rispondere in modo rapido, compatto e ordinato”, afferma Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation. “Ora è necessario tradurre in realtà le ambizioni del Pnrr, portando a termine nei tempi previsti gli interventi di digitalizzazione e accelerando sugli ambiti più critici, come lo sviluppo di competenze digitali tra la popolazione. Dobbiamo dedicare i prossimi mesi a raccordare visioni, risorse e sforzi che, se non ben allineati, rischiano di far perdere tempo ed energie cruciali”.

Una Pubblica Amministrazione più digitale

La Pubblica Amministrazione (PA) riveste un ruolo di primo piano nell’attuazione del Pnrr, con almeno il 60% delle risorse destinate a enti pubblici e tutte le risorse gestite e rendicontate da PA. Per la trasformazione digitale dell’apparato pubblico gli obiettivi sono molto sfidanti: sono ben 13 le milestone e 27 i target da realizzare nel 2023, con intenti particolarmente rilevanti sul fronte del procurement , in cui si prevede la completa digitalizzazione di tutto il ciclo di vita dei contratti pubblici e target importanti sui tempi di aggiudicazione delle gare pubbliche, realizzazione e pagamenti.

“Se rendessimo più efficaci ed efficienti i processi di procurement  pubblico potremmo realizzare vere riforme strutturali, con impatti dirompenti sull’economia dell’intero Paese”, dichiara Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale. “Dobbiamo prima di tutto completare la riforma del Codice dei contratti pubblici, accelerando la loro digitalizzazione. Inoltre, è necessario ripensare ai meccanismi di progettazione e risposta delle gare pubbliche, troppo spesso disegnate con la preoccupazione di prevenire ricorsi e contenziosi e portare competenze di approvvigionamento all’interno di tutte le PA”.