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Multinazionali delle materie prime in fuga dalla Svizzera per i diritti umani

Le nuove regole della Confederazione anti corruzione e violazione dei diritti non piacciono alle multinazionali: terremoto in vista

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Le multinazionali delle materie prime scappano dalla Svizzera per i diritti umani. Tutta colpa del o un progetto anti-corruzione che obbligherà le aziende elvetiche a rendere noti i pagamenti superiori ai 100 mila franchi erogati a Governi o imprese pubbliche esteri. La proposta, voluta dal ministro di Giustizia e Polizia, Simonetta Sommaruga, vuole aiutare a ripulire l’immagine della Confederazione dopo i tanti scandali degli ultimi anni: «Sarebbe nocivo per il nostro Paese trovarsi di nuovo sotto il fuoco delle critiche a causa di certe pratiche commerciali».

Multinazionali delle materie prime contro la Svizzera

L’idea non è piaciuta alle multinazionali delle materie prime. La prima a parlare apertamente di un addio alla Svizzera è Vitol, numero uno al mondo nel commercio di petrolio, la cui sede si trova a Ginevra. Il presidente del gruppo svizzero-olandese, Gérard Delsad, è preoccupato per la stretta che potrebbe interferire con l’attività dei colossi nel terzo mondo, dove spesso le aziende sono quasi costrette a elargire pesanti mazzette ai signori locali. «Cosa vuole concretamente la signora Sommaruga?», chiede il n.1 di Vitol.

Iniziativa per l’etica delle imprese

Tra l’altro, la Svizzera è molto sensibile a questo tema. Tra poco i cittadini dovranno andare alle urne per esprimersi sull’iniziativa Multinazionali responsabili, che dice basta alle «violazioni dei diritti umani e ai danni all’ambiente, commessi dalle multinazionali domiciliate in Svizzera». L’obiettivo dei 140 mila firmatari, tra cui figurano diverse ong, è quello di far sì che tutte le aziende seguano i dettami dell’Onu in tema di etica delle imprese.

Grazie ai Paradise Papers, per esempio, si è scoperto che il trader di materie prime Glencore avrebbe versato 18,5 milioni di dollari a un faccendiere congolese, vicino al Presidente Joseph Kabila, per ottenere un forte sconto sullo sfruttamento delle miniere del Katanga. Con questo accordo, la multinazionale svizzera avrebbe ottenuto di pagare 140 milioni di dollari invece di 585, per mettere le mani sulle ricchezze della regione.

Credits Images:

Le miniere del Katanga, in Congo, gestite da Glencore