Il ‘tesoro’ svanito di Notarbartolo, l’uomo del colpo del secolo

Dopo 22 anni dalla rapina al caveau di Anversa, Leonardo Notarbartolo denuncia la scomparsa di gioielli sequestrati e mai restituiti

Il tesoro svanito di Notarbartolo, l’uomo del colpo del secoloUno scatto di Leonardo Notarbartolo con in mano il suo libro Rubare l'impossibileScatto da profilo Instagram di Leonardo Notarbartolo

Nel 2003 Leonardo Notarbartolo entrò nella storia della cronaca nera come il protagonista del furto da 150 milioni di dollari al World Diamond Center di Anversa, un colpo che ancora oggi è ricordato come uno dei più clamorosi del secolo. Ma il mistero che lo circonda non si esaurisce con il bottino mai ritrovato. A distanza di 22 anni da quell’impresa e dopo aver scontato dieci anni di carcere, un nuovo enigma si aggiunge al suo nome: la scomparsa di parte dei beni sequestrati al momento dell’arresto.

Il nuovo caso riguarda gioielli e diamanti per un valore stimato di 300 mila euro, che secondo Notarbartolo non gli sono stati restituiti dalle autorità italiane nonostante un formale via libera da parte della magistratura belga. “Sono stato un ladro, ma anche un gioielliere”, dichiara con un sorriso amaro, “e so bene quanto vale ciò che è sparito. Ma stavolta il ladro non sono io”.

Il sequestro del 2003 e l’attesa lunga due decenni

Il materiale in questione era stato confiscato nel marzo 2003 nella sua abitazione di San Bernardino di Trana, in provincia di Torino. Si trattava di Rolex, collane, anelli e pietre preziose, formalmente non collegate al colpo di Anversa. Da allora, tutto è rimasto sotto sequestro negli archivi della giustizia italiana.

Solo nel 2023, dopo 15 richieste ufficiali di restituzione, la giustizia belga ha finalmente autorizzato il ritorno dei beni al loro proprietario. Ma al momento del ritiro, lo scorso 12 settembre, qualcosa è andato storto.

Dove sono finiti i gioielli?

Secondo quanto racconta Notarbartolo sul suo profilo Instagram, presso la Squadra Mobile di Torino gli è stato detto che il materiale era custodito all’ufficio Corpi di Reato del Tribunale. Ma ciò che gli è stato effettivamente riconsegnato era ben lontano da quanto indicato nei verbali originali.

Come delineato anche in un articolo del quotidiano La Stampa, il confronto tra i documenti dell’epoca e la lista del materiale effettivamente restituito lascia poco spazio ai dubbi. “Mancano decine di gioielli”, afferma, “tra cui collier d’oro con diamanti, rubini e altri pezzi di altissimo valore”.

Le due scatole sigillate con ceralacca non contenevano tutto quanto sequestrato. “Anche la polizia mi ha detto di regolarmi di conseguenza”, sostiene Notarbartolo, annunciando la presentazione imminente di una denuncia formale.

Il percorso degli scatoloni: un buco nella catena di custodia?

Ricostruire il viaggio compiuto dai beni sequestrati in 23 anni sarà un’operazione delicata. Si dovranno verificare i passaggi di custodia, eventuali consulenze tecniche effettuate sui materiali e le responsabilità all’interno degli uffici giudiziari. La sola certezza, al momento, è che quei gioielli erano sotto tutela dello Stato.

“Ho già pagato il mio debito con la giustizia”, commenta Notarbartolo, “ma questo non significa che debba subire un furto da chi dovrebbe garantire legalità e trasparenza. In passato ho lasciato correre, ma stavolta non starò zitto”.

E mentre i riflettori tornano su di lui, Leonardo Notarbartolo, si lascia scappare solo un’ultima battuta sul colpo di Anversa: “Quel caveau era pieno di difetti. E io li ho trovati tutti”.

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