Italics, arte in viaggio

Alla scoperta del primo consorzio italiano che riunisce gallerie di tutta la Penisola attraverso il progetto Panorama, intrecciando cultura e territorio, per rigenerare borghi, città e paesaggi con mostre diffuse e visioni condivise

Italics, Panorama arte in viaggio© Cosmo Laera

Cosa accade quando una settantina tra le più autorevoli gallerie d’arte italiane decidono di unirsi per raccontare il proprio Paese attraverso un linguaggio condiviso, inclusivo e visionario? Nasce Italics, il primo consorzio italiano che riunisce gallerie di arte contemporanea, moderna e antica attive su tutta la Penisola, con l’obiettivo di costruire nuovi ponti tra il mondo dell’arte e quello della cultura diffusa.

Fondato nel 2020 da Lorenzo Fiaschi di Galleria Continua e Pepi Marchetti Franchi di Gagosian, attualmente presidente e vicepresidente, Italics ha visto crescere attorno a sé una rete dinamica e coesa, che comprende alcuni dei galleristi più interessanti in Italia, da Alfonso Artiaco, a Massimo Di Carlo, da Francesca Kaufmann a Massimo Minini, Franco Noero, Carlo Orsi, Matteo Lampertico, e altri. Alla base c’è un’idea semplice ma rivoluzionaria: raccontare l’Italia e la sua straordinaria unicità attraverso l’occhio esperto e appassionato di chi lavora ogni giorno con l’arte, scegliendo luoghi non scontati.

Da questa intuizione nasce Panorama, il progetto di mostra diffusa che rappresenta la punta più visibile (e visionaria) dell’attività di Italics: lanciato nel settembre 2021 con una prima edizione a Procida, è pronto ora a tagliare il nastro a Pozzuoli. Nel borgo campano, e in particolare nel Rione Terra, dal 10 al 14 settembre 2025 prenderà vita questa quinta edizione, curata da Chiara Parisi, storica dell’arte e direttrice del Centre Pompidou-Metz, che avrà come fil rouge e come titolo Divinizzazione, per collegare i culti antichi e le figure leggendarie che ruotano attorno a Pozzuoli con l’arte di oggi.

Le prime tappe: Procida, Monopoli e L’Aquila

A Procida, prima Capitale Italiana della Cultura post-pandemica, Panorama ha preso vita tra abbazie, terrazze affacciate sul Mediterraneo e l’ex carcere borbonico di Palazzo d’Avalos. L’edizione, curata da Vincenzo de Bellis, oggi a capo del colosso fieristico Art Basel, inaugura anche l’Italics d’Oro, un premio che celebra ogni anno un artista legato al territorio ospitante (a riceverlo fu Daniel Buren, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia e da trent’anni affezionato frequentatore dell’isola campana).

L’anno successivo, nel ’22, Panorama resta a Sud ma si sposta a Monopoli, confermando la curatela di de Bellis. Le architetture bianche e la linea costiera pugliese diventano cornice per un dialogo denso tra storia e contemporaneità. Ma il vero salto di qualità avviene con l’edizione successiva, quando la manifestazione approda in una città ferita: L’Aquila, ancora segnata dal sisma del 2009, si trasforma grazie all’intelligente curatela di Cristiana Perrella, in efficace laboratorio di rigenerazione urbana e sociale. Panorama diventa a un percorso struggente che coinvolge botteghe, librerie, musei e studenti e quell’anno il premio Italics d’Oro va a Ugo La Pietra, pioniere della relazione tra spazio urbano e arte.

Panorama Monferrato 2024 e Pozzuoli 2025: lo sguardo al futuro

L’anno scorso Panorama è salito invece al Nord per trovare casa nel Monferrato, terra di vigne, colline e borghi antichi, patrimonio Unesco per il suo paesaggio culturale, ma ancora “debole”, dal punto di vista della valorizzazione turistica rispetto, per esempio, alle vicine Langhe. La rassegna, curata da Carlo Falciani, si è svolta tra Comuni, alcuni dei quali quasi disabitati (Camagna, Vignale, Montemagno e Castagnole). Le opere esposte – oltre 60 artisti e 62 gallerie coinvolte – hanno permesso al pubblico di conoscere torri, castelli, loggiati, giardini, persino una vecchia scuola elementare, ragionando sul tema delle radici e dell’identità.

«Panorama è un progetto coraggioso», spiega a Business People il gallerista milanese Matteo Lampertico, «che si confronta con realtà non scontate. Se fossimo a Milano avremmo un pubblico diverso. Invece Italics con questa iniziativa sceglie luoghi defilati, meno battuti, per innescare un circuito virtuoso in cui anche l’arte assume un significato diverso. Il vero obiettivo non è vendere, ma rimettere in discussione le dinamiche del sistema, confrontarsi con pubblici nuovi. Noi galleristi siamo imprenditori, sì, ma anche operatori culturali: non va dimenticato».

Lampertico sottolinea anche il valore di Panorama nel tessuto artistico tricolore, spesso appesantito da una mancanza di progettualità pubblica: «I musei italiani non hanno risorse, ma soprattutto non hanno l’apertura culturale per scoprire e valorizzare gli artisti, in particolare quelli contemporanei. Le gallerie, invece, sono state da sempre motori nel riconoscimento artistico di una corrente o di un talento. Panorama, per noi galleristi che partecipiamo e sosteniamo il progetto, è certamente un investimento d’immagine e di ricerca, ma anche di costruzione di senso rispetto a ciò che siamo e rappresentiamo».
L’impegno economico non è trascurabile: «Eventi come questi costano centinaia di migliaia di euro», conferma Lampertico, «per questo serve una sinergia vera tra interesse culturale e sostegno istituzionale. Servono, come nel caso di Pozzuoli, luoghi e amministrazioni disposti a investire».

La gallerista Francesca Kaufmann, nel board di Italics fin dall’inizio, spiega a Business People: «Italics è una novità assoluta per l’Italia, e non solo. Siamo diventati un case-study anche all’estero perché siamo un network di privati che riunisce gallerie d’arte antica, moderna e contemporanea, quindi con pubblici diversi. In un Paese dove fare sistema è sempre difficile, rappresenta un cambio di paradigma, sta rompendo gli schemi e il modo di confrontarsi tra noi galleristi. Ricordo bene quando tutto è iniziato: durante il Covid eravamo fermi, disperati e Italics è nato come semplice sito per far conoscere le bellezze meno note del nostro Paese grazie alla voce dei collezionisti».

Oggi, alla quinta edizione, Kaufman ci conferma che il lavoro su un progetto come Panorama dura tutto l’anno: «Le riunioni sono costanti e l’evento, incluso quello che si terrà a settembre a Pozzuoli, non dura solo la parentesi di quei quattro giorni. In quel periodo, si gettano semi importanti per il futuro: un nuovo territorio e nuovi amanti dell’arte e collezionisti possono conoscere meglio il nostro lavoro e questo progetto collettivo sta dando, negli anni, i suoi frutti. Tra i miei obiettivi futuri c’è quello di farci conoscere ancora di più all’estero e sono certa che la curatela dell’edizione di Pozzuoli, nelle solide mani di Chiara Parisi, che dirige un importante museo francese, ci aiuterà a muoverci anche in questa direzione».


Il nodo dell’Iva

In Italia la tassazione sulla vendita di beni artistici è più alta che negli altri Paesi Ue

«Le gallerie italiane fanno cultura, non sono solo esercizi commerciali: per questo combattiamo per l’abbassamento dell’Iva», dice Francesca Kaufmann. «Non chiediamo soldi né sovvenzioni, ma una concorrenza equa che renda i galleristi italiani competitivi sul mercato internazionale», ribadisce Matteo Lampertico.

In Italia, infatti, l’Iva sull’arte e sulla transazione economica derivante dalla vendita di beni artistici è fissata al 22% ed è molto più alta rispetto ad altri Paesi Ue (ad esempio, è al 5,5% in Francia, al 7% in Germania). Questo penalizza il mercato nostrano, spingendo collezionisti e galleristi a comprare e vendere all’estero, dove la tassazione è più favorevole. Il governo ha promesso più volte un abbattimento dell’Iva, ma ancora non è stata varata alcuna misura concreta a riguardo.

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