Un terzo dei lavoratori italiani cambierebbe laurea

La ricerca di Indeed fotografa il valore del titolo accademico: tra rimpianti, aspettative disattese e soft skill sempre più centrali nel mercato del lavoro.

Laurea in Italia: conquista importante con qualche rimpianto per quasi un terzo dei lavoratori© Shutterstock

La laurea in Italia ha un certo peso. Quasi un terzo (30%) dei lavoratori italiani ha dichiarato che, potendo tornare indietro, farebbe scelte diverse per la propria istruzione universitaria. Il 31% degli intervistati sceglierebbe una facoltà diversa. Lo pensano soprattutto i lavoratori che si trovano nella fascia di età fra i 25 e i 34 anni, pari al 34%. Il pentimento è meno marcato fra gli over 55, soltanto il 24% cambierebbe indirizzo di studi. A dirlo è una ricerca di Indeed, che ha intervistato mille lavoratori italiani e 500 recruiter sul tema del valore della laurea nel nostro Paese

“È naturale che, guardando al passato, si tenda sempre a pensare che si sarebbe potuto fare meglio o diversamente, soprattutto nelle prime fasi della carriera”, ha spiegato Gianluca Bonacchi, Talent Strategy Advisor di Indeed. “La minor soddisfazione delle nuove generazioni, poi, si spiega con un mercato del lavoro caratterizzato da problemi non certo nuovi ma oggi più accentuati, come il disallineamento tra domanda e offerta, che richiede un importante e continuo confronto tra aziende e mondo accademico. Eppure, i dati del nostro studio confermano che per gli italiani la laurea continua a essere percepita come un’importante conquista e un asset per il successo professionale, anche nell’era dell’intelligenza artificiale”.

Laurea conquista importante, l’AI non spaventa

La laurea in Italia rimane un traguardo importante, al di là della diffusione dell’intelligenza artificiale. Il 47% sceglie in base alle proprie passioni, il 43% per cercare di ottenere una carriera stabile. Viene considerata inutile solo dal 16% degli intervistati.

Il 55% dei laureati partecipanti al sondaggio ha dichiarato che la propria laurea è attualmente rilevante per il proprio lavoro. Questa percentuale arriva al 65% per i lavoratori appartenenti alle fasce di reddito dai 35 mila euro in su.

Il punto di vista dei recruiter

Secondo gli addetti ai lavori, la laurea è ancora un requisito fondamentale per trovare lavoro, ma da sola non è sufficiente.  Viene esplicitamente richiesta in quasi un annuncio su due, nel 42% dei casi; ma il 49% dei lavoratori la considera superata in poco tempo ritiene che i programmi siano poco spendibili all’atto pratico.

Il 26% degli intervistati ritiene che determinate competenze possano essere acquisite diversamente. Ciò non di meno, le soft skill raramente diventano obsolete e le aziende vi prestano particolare attenzione, soprattutto nella selezione di profili junior. Ad avere molto peso sono la capacità di lavorare in squadra (52%), l’adattabilità e la flessibilità (50%), e attitudine al problemsolving e pensiero critico (50%).

Le soft skills che fanno la differenza nel mondo del lavoro

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