Pensione anticipata, quanti contributi serviranno nel 2030

Pensione anticipata, quanti contributi serviranno nel 2030© Shutterstock

Si torna a parlare di pensione anticipata, la Cgil ha infatti calcolato quanti contributi serviranno nel 2030 per potersi ritirare dal proprio lavoro. La soglia necessaria per farlo prima del termine è aumentata rapidamente tra il 2022 e il 2025 e salirà ancora fino al 2030.

Il sindacato, non a caso, ha definito la possibilità di andare in pensione prima della vecchiaia “un miraggio“. Inoltre la proposta del Governo di utilizzare il Tfr per raggiungere la soglia necessaria a 64 anni, età che sarà aumentata nel 2027 con la crescita dell’aspettativa di vita, “non è la soluzione”, ha aggiunto la Cgil.

I numeri da sapere per andare in pensione

In uno studio appena pubblicato, il sindacato calcola che la soglia da raggiungere per la pensione anticipata nel sistema contributivo, nel 2025, è pari a tre volte l’assegno sociale. Si tratta di circa 1.616 euro lordi. Secondo l’analisi, nel 2030 salirà ancora: fino a 1.811 euro e a 3,2 volte.

Rispetto al 2022 ci sarebbe un aumento di oltre 500 euro “a causa – spiega la Cgil – dell’innalzamento delle soglie da parte dell’attuale Governo da 2,8 a 3 volte l’assegno sociale (3,2 nel 2030)” e degli effetti legati all’inflazione. Quindi, per raggiungere un aumento di 502 euro dell’assegno pensionistico (da 1.309 euro nel 2022), soglia che sarà necessaria per la pensione anticipata, ci vorrà un montante contributivo aggiuntivo di 128.354 euro, che corrispondono a circa 388.953 euro di retribuzioni.

Le soluzioni del Governo Meloni

La Legge di Bilancio 2024 ha previsto una sola deroga, le madri con figli: per le quali i criteri sono più sostenibili. Nel 2025, a fronte di un tetto ordinario di 1.616,07 euro (pari a tre volte l’assegno sociale), il valore si riduce a 1.508,30 euro per chi ha un figlio (2,8 volte) e scende ulteriormente a 1.400,57 euro per chi ne ha almeno due (2,6 volte).

Questo schema rimarrà tale anche in futuro: nel 2030, per fare un esempio, il limite generale salirà a 1.811,78 euro, ma calerà a 1.585,31 euro per le madri con un figlio e a 1.472,07 euro per quelle con due o più figli. Nonostante questo però, la Cgil mette in evidenza che la maggior parte delle donne lavoratrici non riesce comunque a rientrare nei parametri richiesti. A incidere sono il lavoro precario e frammentario e stipendi più bassi rispetto agli uomini, a parità di ruolo.

Il Tfr non va bene: denuncia la Cgil

Per la Cgil l’uso del Tfr nella pensione anticipata per aumentare il montante in vista del 2030 non è la soluzione: “Il Governo, da quando è in carica – ha sottolineato la segretaria confederale Cgil Lara Ghiglione – ha fatto crescere l’importo soglia per il pensionamento anticipato nel sistema contributivo, oggi prova a spacciare per soluzione un rimedio a un problema che esso stesso ha creato. Il vero nodo è quello della precarietà e dei salari: fissare una soglia così alta significa rendere impossibile l’uscita a 64 anni alla stragrande maggioranza dei lavoratori italiani. Con retribuzioni medie o basse la soglia non è raggiungibile nemmeno dopo 40 anni di contributi”.

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