Cosa chiedono davvero gli investitori a un founder?

Cosa chiedono davvero gli investitori a un founder? Quello che devi sapere© Shutterstock

Cosa vogliono gli investitori? Quando un founder si prepara a incontrarli, non è sufficiente avere un’idea valida o un prodotto interessante. Sono persone che vogliono capire chi c’è dietro e se quel team ha le qualità per trasformare quell’idea in un’azienda di successo. Le aspettative sono molteplici e coprono aspetti strategici, comportamentali, finanziari e operativi.

Desiderano che il founder spieghi chiaramente il problema che sta risolvendo e quanto è grande il mercato a cui s’indirizza. Se il mercato è troppo piccolo, anche con un prodotto vincente l’impatto scalabile e il ritorno economico restano limitati. Serve evidenziare la unique selling proposition, cosa distingue il prodotto/servizio dalle soluzioni esistenti e quale è il vantaggio competitivo.

Cosa vogliono gli investitori è fondamentale saperlo. Un’idea è solo l’inizio: conta come viene messa in pratica. Guardano al track record del founder: progetti già realizzati, risultati ottenuti e milestone raggiunte. Anche se il progetto è in fase iniziale, dimostrare che si è già andati avanti concretamente può fare la differenza. Importante è la capacità di eseguire, non solo sognare. La differenza tra chi progetta e chi porta avanti le operazioni, organizza il team e affronta le sfide.

Caratteristiche personali del founder: motivazione, resilienza, integrità

Gli investitori guardano al fondatore come persona, non solo al progetto. Si cercano motivazione e passione. Non è sufficiente che l’idea piaccia; serve crederci davvero, dedicarci tempo, energia. È necessario sacrificarsi perché il progetto funzioni. Ecco allora che entra in gioco la resilienza. La startup è un percorso pieno di ostacoli: serve qualcuno che non si scoraggi, che sappia adattarsi ai cambiamenti, che sia pronto a rivedere strada se il mercato lo richiede.

Non si può andare avanti senza auto‑consapevolezza e onestà intellettuale. Sapere quali sono i propri limiti, riconoscere gli errori, chiedere aiuto quando necessario. Questo è considerato un forte indicatore di maturità da molti. Inoltre, non si fa tutto da soli e gli investitori valutano con cura il team, la capacità del fondatore di costruirlo. Una squadra complementare rappresenta un punto a favore, questo perché così il founder può mostrare che ha collaboratori con competenze diverse che colmano le sue.

Cosa vogliono gli investitori? In una parola, la leadership. Non è autorità, ma autorevolezza. Si traduce nella capacità di motivare, di guidare, di prendere decisioni difficili, di comunicare la visione al team. Se la squadra non è ben guidata, anche la miglior idea rischia di fallire.

Founder che funziona: conoscenza del mercato e domain expertise

Avere esperienza o conoscenza reale in un settore specifico può cambiare radicalmente la credibilità del founder. Se ha già lavorato nel campo che vuole rivoluzionare, conosce le sfide, i competitor, le regolamentazioni è un grande vantaggio che chi investe sa riconoscere a miglia di distanza. Anche se non ha esperienza diretta, deve dimostrare di essersi informato, di conoscere il contesto, le tendenze, di aver verificato cosa già esiste.

Come già accennato, gli investitori guardano oltre l’idea, vogliono segni che il mercato risponde. È necessario mostrarsi valevoli nella pratica, sul campo, con gli utenti, i clienti, le vendite, i test e con dei feedback reali. Non sempre bisogna essere profittevoli da subito, ma serve mostrare che si sa lavorare in realtà operative e dalle quali si tira fuori tutto il possibile.

Inoltre servono metriche chiare. Si parla di tasso di crescita, costo di acquisizione cliente, margini, retention. Cosa vogliono gli investitori dal founder? In sostanza, capire la scalabilità.  Inoltre è necessario poter spiegare come il progetto porterà profitto. È per questo che chiedono quale sia il business model e come si monetizzi;  quanto costa acquisire un cliente, quanto siano i ricavi e i margini. Chi ci mette i soldi, vuole capire la struttura dei costi, le proiezioni finanziarie, l’uso del capitale che sta per investire. Ogni euro deve essere speso bene.

Cosa vogliono gli investitori, domande nascoste che possono emergere

Oltre ai criteri espliciti, gli investitori spesso pongono domande sottili per sondare aspetti non immediatamente visibili. Fra queste ci sono: quali sono le tue aspettative di valutazione? Sono necessarie per capire se il founder ha una visione realistica del valore della sua startup. Quali rischi prevedi? Serve a capire se il founder ha fatto un business plan, se sa anticipare ostacoli e gestirli. Cosa succede se non funziona? Non è una domanda tanto per essere pessimisti, ma serve a valutare se il capo ha pensato a piani di backup, pivots e alternative.

Recenti evoluzioni: vibe‑coding, AI e nuove skills richieste

Con l’evoluzione tecnologica, cambiano anche le competenze richieste. È emerso il concetto di vibe coding, che cambia la percezione della necessità per il founder di avere competenze tecniche pure. In questo momento storico è importante più l’affinità con la tecnologia, la capacità di usare strumenti AI, la comprensione del dominio, la focalizzazione sul prodotto e sulla user experience. Questo amplia la finestra dei founder che possono convincere investitori anche senza essere programmatori veri, purché abbiano visione tecnica e capacità di orchestrare risorse.

Tutti questi fattori non sono solo optional: hanno base concreta e spiegano perché molte startup falliscono. Molti insuccessi sono dovuti alla mancanza di product‑market fit, ma anche a errori nella leadership, nella gestione del team o nella incapacità di rispondere rapidamente agli ostacoli. Founder deboli in leadership o poco adattivi spesso soccombono. Altri falliscono per problemi finanziari: gestire male il capitale, non capire i costi, non pianificare.

Un fondatore che sta cercando un investimento deve preparare il pitch. Questo vuol dire saper dimostrare chiarezza sulla visione, sul problema, sul mercato e sui numeri.  È necessario fare esempi concreti di esecuzione (anche minima), dati e metriche.  Essere autentici e trasparenti non è un aspetto di poco conto e questo vuol dire saper confessare debolezze, mostrando come le si compensa.

Bisogna costruire un team con competenze diverse e complementari, far vedere che si è dotati di resilienza, capacità di adattamento e volontà di mettersi in gioco. In sintesi, gli investitori non acquistano solo un’idea, ma investono nel founder che ci sta dietro. Vogliono leader capaci, motivati, con visione, con esperienza, che sappiano trasformare sfide in opportunità. Se si rispettano questi criteri, il proprio progetto ha molte più probabilità di ottenere attenzione, fiducia e soprattutto il capitale iniziale per trasformarlo in realtà.

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