Da lunedì Mps sarà ufficialmente il nuovo azionista di riferimento di Mediobanca, con una partecipazione del 62,3%. Il regolamento dell’Opas segna un passaggio cruciale per i futuri equilibri del polo bancario nato tra Milano e Siena. A partire da martedì, Delfin deterrà il 21% del nuovo gruppo, il gruppo Caltagirone il 13%, Edizione potrà superare l’1,5% e l’Enpam si attesterà all’1,75%, secondo stime di mercato.
A questi si aggiungono il ministero dell’Economia, con circa il 6%, e Banco Bpm, che attraverso Anima sgr parteciperà con un altro 4%. Tuttavia, la riapertura dell’offerta prevista da martedì a venerdì potrebbe modificare ulteriormente queste quote.
La reazione dei manager
L’operazione non convince del tutto i mercati. Standard & Poor’s ha messo sotto osservazione il rating BBB+ di Mediobanca, paventando un possibile peggioramento del profilo creditizio a causa dell’integrazione con un partner considerato più fragile. Secondo l’agenzia, “la nuova entità potrebbe avere un profilo creditizio inferiore”, a quello attuale.
Intanto, , secondo quanto riportato da la Repubblica, diversi manager di Mediobanca hanno iniziato a cedere titoli dell’istituto. Tra i nomi citati ci sono Gian Luca Sichel, amministratore delegato di Mediobanca Premier e Compass (50.000 titoli), Marco Vittorelli, consigliere di Cmb (30.000), il segretario del Cda Massimo Bertolini (119.234), Francesco Carloni (14.000), Stefano Vincenzi, Alexandra Young, Fabrizio Hugony e Clemente Rebecchini, consigliere di Generali.
I vertici storici – Alberto Nagel, Renato Pagliaro e Francesco Saverio Vinci – non hanno finora venduto. Entro il 22 settembre, termine dell’offerta, si vedrà se manterranno le quote o entreranno nel capitale di Mps.
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