Quando Marina Berlusconi ha firmato il bilancio 2024 di Fininvest, ha messo un punto fermo nella storia della holding di famiglia. Non si tratta di una svolta dettata da ragioni ereditarie o da riassetti interni, ma di una precisa scelta industriale. Dopo quasi quarant’anni, Fininvest dice addio al calcio e archivia definitivamente un settore che aveva rappresentato un capitolo glorioso con il Milan, meno brillante con il Monza. È una svolta strategica che riflette una visione più pragmatica e meno simbolica del patrimonio.
La società, come evidenziato in un articolo del Corriere della Sera, si prepara così a iniziare il 2025 con un approccio focalizzato sui settori storici e redditizi del gruppo: media, editoria e finanza. Il risultato? Un patrimonio raddoppiato in soli tre anni: da 3 a 6 miliardi di euro.
Addio al pallone: il Monza è costato 300 milioni
L’uscita di scena dal calcio ha un significato economico evidente. L’Ac Monza, acquisito nel 2018, è costato oltre 300 milioni in sei anni, di cui 200 milioni solo negli ultimi tre, con un ritorno sportivo limitato alla promozione in Serie A. Un paragone con il passato rende chiaro il cambio di rotta: il Milan, in trent’anni di gestione (1986-2017), è costato un miliardo ma ha conquistato 29 trofei e rappresentato uno straordinario veicolo di immagine per Fininvest.
Nel bilancio 2024, la svalutazione da 121 milioni del Monza ha già inglobato i rischi di una cessione prolungata. Tuttavia, la trattativa con il fondo americano Beckett Layne Ventures per la vendita dell’80% del club si avvia alla conclusione, con un’operazione da 45 milioni.
Mediolanum, la cassaforte di Fininvest
Il motore finanziario della holding si conferma la storica partecipazione nella Banca Mediolanum della famiglia Doris. Solo nel 2024, su 252 milioni di proventi da partecipazioni, ben 176 milioni sono arrivati dalla quota del 30% detenuta da Fininvest. Lo stesso schema si è ripetuto nel 2023 e nel 2022, con Mediolanum che ha garantito in media il 66% dei dividendi complessivi della holding negli ultimi tre anni: 427 milioni su 646,7 totali.
Le società quotate spingono il patrimonio
Altro asse portante del nuovo corso è rappresentato dalle partecipazioni nelle società quotate. Tra gennaio 2023 e settembre 2025, la capitalizzazione di Mfe-Mediaset è cresciuta da 1,21 a 2,97 miliardi di euro, Mondadori da 473 a 543 milioni, e Banca Mediolanum da 5,79 a 12,74 miliardi. Considerando le quote effettivamente detenute (oltre il 48% in Mfe, circa il 53% in Mondadori e il 30% in Mediolanum), il valore di mercato riconducibile a Fininvest è passato da 2,54 a 5,17 miliardi.
A questo si aggiungono le partecipazioni non quotate e il patrimonio immobiliare, come le proprietà simbolo di Arcore. Nel frattempo, si riducono i costi legati a beni ritenuti ormai non strategici, come la lussuosa Villa Certosa in Sardegna, nota per i suoi alti costi di gestione.
Prospettive 2025: dividendi senza attingere alla riserva
Le attese per il 2025 sono improntate a un netto miglioramento dei risultati. Dopo anni in cui Fininvest ha fatto ricorso a una riserva di utili portati a nuovo pari a 1,3 miliardi, la capogruppo è ora pronta a tornare a generare cassa da distribuire alla famiglia Berlusconi senza bisogno di attingere ai fondi accumulati.
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