Materie prime per la difesa: perché l’Italia è a rischio approvvigionamento

Materie prime per la difesa: litio e cobalto, perché l’Italia è a rischio© Shutterstock

La richiesta di certe materie prime, propedeutiche a intensificare la difesa, è destinata ad aumentare. Serviranno anche per la transizione ecologica e per quella digitale, per non parlare del settore dell’aerospazio. Si tratta di litio, cobalto e altre sostanze con un elevato rischio di approvvigionamento per via di un’alta concentrazione dell’offerta in pochi Paesi terzi. 

L’Ue dipende quasi completamente dalle importazioni. Il 97% del magnesio infatti proviene dalla Cina, così come le terre rare pesanti. Il 63% del cobalto mondiale è a caci della Repubblica Democratica del Congo, e il 67% viene raffinato in Cina.

Lo stato dell’arte in Europa e in Italia

Le miniere ancora attive in Italia sono 76, di queste 22 trattano le 34 materie prime critiche per l’Unione europea e che sono indispensabili per la difesa. In 20 di queste si estrae feldspato per l’industria ceramica e in due la fluorite utilizzato nell’industria dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro, dell’elettronica e della refrigerazione. 

Sottoterra, nel parco Nazionale di Beigua, tra Genova e Savona, ci sarebbe la più grande riserva di titanio di tutta l’Europa. A Punta Corna, in Piemonte, ci sarebbero giacimenti di cobalto. Quindi, il problema reale è rappresentato soltanto da feldspato e fluorite. Una risorsa importante per le materie prime critiche è rappresentata dai grandi depositi di rifiuti estrattivi. Si tratta degli scarti delle pregresse attività minerarie e, soltanto in Sardegna, ce ne sono circa 80 milioni di metri cubi e saranno mappati appositamente.

Secondo le stime, l’Europa necessita ogni anno di un aumento del 33% di alluminio, del 35% di rame, del 3.500% di litio, del 100% di nichel, del 45% di silicio e del 330% di cobalto. L’iperconcentrazione geopolitica dell’estrazione e dell’impiantistica industriale può crear problemi in termini di approvvigionamento e innescare una forte competizione a livello internazionale.

Il piano dell’Ue

Per ovviare al problema l’Unione europea ha adottato il Regolamento 2024/1252 Critical Raw Materials (CRM) Act, che è diventato operativo il 23 maggio 2024. Qui è presente un elenco di 34 materie prime critiche, di queste 17 sono considerate strategiche in quanto cruciali per la doppia transizione verde e digitale e per l’industria della difesa e dell’aero.

Inoltre, il regolamento fissa alcuni obiettivi da raggiungere entro il 2030. Fra questi, c’è l’incremento della capacità estrattiva, in maniera tale da coprire almeno il 10% del consumo annuo di materie prime strategiche, e di incrementare la propria capacità di trasformazione fino a garantirne almeno il 40% del consumo annuo. Inoltre si vuole aumentare la possibilità di riciclo, sino al 25% del consumo annuo di MPS.70 e diversificare le importazioni dell’Ue, così che nessun Paese terzo superi il 65% del consumo annuo dell’Unione per ogni materia prima strategica.

In quest’ottica, verranno reperite nuove informazioni geologiche sulle materie prime critiche presenti su tutto il Vecchio Continente. E l’Italia sta facendo la propria parte con la legge 84/2024, che regola l’approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche considerate strategiche, sia per quanto riguarda la domanda che per l’offerta.

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