Fisco, nel mirino dell’Agenzia dell’Entrate i conti correnti di familiari e conviventi

Fisco, nel mirino dell’Agenzia dell’Entrate i conti correnti di familiari e conviventi© Shutterstock

Se un contribuente finisce sotto la lente di ingrandimento del Fisco, l’Agenzia delle Entrate può decidere di fare accertamenti bancari anche sui conti correnti di familiari e conviventi. A stabilirlo è una sentenza della Corte di Cassazione.

Tuttavia devono crearsi delle condizioni specifiche e, per l’esattezza, dei sospetti rispetto a un’ipotetica intestazione fittizia. I controlli, quindi, non scattano automaticamente e ci deve essere motivo di credere che si vogliano nascondere i propri redditi ed evadere.

Cosa cambia negli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate

Il Fisco, analizzando i conti correnti anche di familiari e conviventi, potrebbe rilevare qualcosa di poco chiaro e chiedere al contribuente di dimostrare nel dettaglio che i movimenti bancari non hanno una rilevanza fiscale e che si tratta di somme già dichiarate. In sostanza, si inverte il concetto di onere della prova. Sarà di volta in volta il contribuente a dover evidenziare all’organo competente, documentandolo, che ciò che finisce sotto accertamento è in regola con le leggi in vigore.

Prima di procedere, il Fisco studia le informazioni fornitie dall’Anagrafe dei rapporti finanziari, incrocia i dati sulle giacenze, i bonifici e i movimenti e – se trova qualcosa che non va e sospetta che ci siano gli estremi per un’evasione – allarga i controlli anche ai conti intestati a terze persone vicine al contribuente sotto controllo.

La persona che viene sottoposta a una verifica deve difendersi e spiegare eventuali incongruenze. Fra queste, possono esserci l’ingiustificata capacità reddituale dei congiunti, la produzione di maggiore redditività che si presume essere ‘spostata’ sui conti dei congiunti, la mancanza di coerenza nelle dichiarazioni dei redditi del contribuente principale e la chiara relazione di stretta familiarità o convivenza tra i contribuenti sotto esame.

In conclusione, quindi, la Corte ha confermato che le verifiche fiscali volte a provare, anche per presunzioni, una condotta evasiva del contribuente possono legittimamente essere estese ai conti correnti bancari intestati al coniuge, al convivente oppure ad altri familiari del soggetto sotto accertamento fiscale.

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