In un’epoca di transizione e di cambiamento, sopratutto sul piano dell’energia, si guarda al futuro cercando di trovare soluzioni che concilino la sostenibilità ambientale, l’equità sociale e lo sviluppo economico. Il Barometro eco-sociale, realizzato da Percorsi di secondo welfare per Fondazione Lottomatica e curato dal professor Maurizio Ferrera dell’Università degli Studi di Milano, cerca di fare il punto.
Una percentuale che varia fra il 45% e il 55% dei cittadini europei teme che possano esserci effetti negativi delle politiche verdi su fasce della popolazione vulnerabili. Si parla di chi ha un basso livello di istruzione, di chi risiede in aree rurali, ma anche di famiglie con figli, anziani, piccole imprese e soggetti con un reddito basso. Il 65% degli europei chiede inoltre una distribuzione giusta dei sacrifici e il 45% è disposto ad accogliere il cambiamento soltanto se riceve qualcosa in cambio: più tempo, più servizi e più giustizia.
Il 53% è favorevole a promuovere le energie rinnovabili anche se costano di più, ma il sostegno cala al 43% tra i disoccupati e al 48% tra chi ha un basso livello d’istruzione. Oltretutto, soltanto un italiano su tre pensa che sia positivo il divieto di vendita di veicoli a combustione dal 2035. Fra chi lavora nel settore dell’automotive, su un campione di 400 mila persone, più di un milione non vede il vantaggio.
Il nucleare e l’ambiente
Inoltre, secondo l’ultimo sondaggio condotto da SWG per Fondazione Lottomatica, il 57% degli italiani pensa che il futuro dell’energia sia nel nucleare, mentre il 64% è favorevole a investimenti nella nuova generazione di impianti. Il 65% pensa, invece, che sia una buona strategia espandere le rinnovabili anche alle aree paesaggistiche. Per quanto riguarda le auto elettriche, si registra un approccio graduale e inclusivo. Gli italiani desiderano bonus per l’acquisto di veicoli elettrici nel 33% dei casi, una transizione graduale per evitare penalizzazioni sociali nel 31% e la promozione dei trasporti pubblici e condivisi nel 30%.
In sostanza, gli italiani sono consapevoli ma divisi. “I cittadini italiani ed europei, contrariamente a quanto si pensi, percepiscono il bisogno di interventi forti sul clima, ma al contempo temono conseguenze economiche e sociali sulle loro vite – ha detto Maurizio Ferrera, Scientific Supervisor di Percorsi di secondo welfare e professore dell’Università degli Studi di Milano – Per questo l’Ue deve rafforzare la dimensione sociale della transizione, proteggendo i più vulnerabili, coinvolgendo comunità e territori, e mostrando che il cambiamento può generare opportunità concrete di progresso collettivo”.
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