Smart working: la super-flessibilità secondo Ing

“Liberi di scegliere”, è questo – in estrema sintesi – il senso della formula di smart working pensata dalla banca olandese per i suoi mille dipendenti in Italia. Una innovativa soluzione che concilia benessere e produttività, socialità e formazione. Le ragioni di una scelta – per certi versi coraggiosa – nelle parole del Country Manager, Alessio Miranda

Smart oltre che digital: per Ing spingere sull’innovazione nei servizi e nei processi sembra un imperativo categorico. Lo è alla luce del recente annuncio sull’accelerazione impressa al suo interno in tema di lavoro agile, dove ha inserito una versione super-flessibile di smart working. Che si traduce nel lasciare i propri dipendenti fino al prossimo dicembre (ma probabilmente anche oltre) la massima libertà di scelta per organizzare il proprio lavoro a casa tanto quanto in sede. E infatti personalizzazione, diritto alla disconnessione, contributo economico in welfare e rimborsi, socialità e formazione sono i punti cardine intorno a cui ruota questa formula che si presenta come la naturale evoluzione della metodologia Agile Way of Working, adottata già lo scorso anno. Come e perché Ing abbia scelto di fare questa decisa fuga in avanti lo racconta a Business People Alessio Miranda, Country Manager della banca “arancione” dallo scorso dicembre.

Perché avete deciso di imprimere un’accelerazione così decisa, e convinta, nell’introduzione dello smart working a super-flessibilità tra i vostri dipendenti in Italia? La risposta è semplice: ci sta a cuore il benessere dei nostri dipendenti. Crediamo che solo le persone che si sentono soddisfatte in tutti gli ambiti della propria vita possano dare un contributo professionale efficace e costruire un ambiente di lavoro positivo e produttivo. Il modello di smart-working a super-flessibilità che abbiamo introdotto – come prima banca in Italia – dà la libertà a ogni dipendente di scegliere come alternare il lavoro da sede e da casa, gestendo efficacemente vita privata e vita professionale. Si potrà, quindi, scegliere se andare in ufficio o lavorare da casa quotidianamente, con la massima flessibilità e sempre nel rispetto della salute e sicurezza dei colleghi e delle esigenze di servizio ai clienti. Lo smart working a massima flessibilità in Ing non è quindi un sogno, ma una realtà. Da sempre Ing in Italia è una banca innovativa, e con questa iniziativa siamo molto contenti di aver innovato a favore dei nostri colleghi.

Tutti i mille vostri dipendenti in Italia possono usufruire della stessa possibilità, o ci sono delle variazioni in base alle categorie e ai ruoli? A usufruire pienamente del modello a massima flessibilità è oltre il 90% del nostro staff. Alcuni colleghi hanno di fatto totale libertà di scelta: ad esempio, chi lavora nelle aree business attraverso cui serviamo grandi aziende e istituzioni, nelle funzioni di supporto (come Tech e Risorse Umane), e nelle funzioni di controllo (come Risk Management e Finance). Chi opera a diretto contatto con il cliente, invece, come gli addetti di filiale, potrà usufruirne in misura inferiore per le specificità del proprio ruolo. Grazie alla natura digitale di Ing tuttavia il numero di colleghi nelle filiali è abbastanza limitato e stiamo comunque lavorando per offrire anche a loro più opportunità di lavorare da casa.

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Qual è stata l’accoglienza dei sindacati? L’introduzione di questo modello è avvenuta in accordo e con il supporto delle rappresentanze sindacali e nasce proprio dall’esperienza positiva dei colleghi in questi ultimi mesi di lavoro da remoto. Infatti, con la survey interna che abbiamo condotto a giugno, il 90% dello staff ci ha detto che si sente «pronto per lavorare in smart working a super-flessibilità», il 55% che si sente «più produttivo lavorando da casa» e il 72% che «concilia meglio vita privata e lavoro».

Libertà d’azione, responsabilizzazione e fiducia: sono questi i valori di riferimento della vostra iniziativa. Come si fa a seminarli e farli crescere all’interno di un contesto aziendale? La cultura interna di Ing, in Italia e nel mondo, è estremamente forte e coerente da molti anni. Noi lo chiamiamo Orange Code: si tratta del nostro codice di comportamento che si fonda su collaborazione (you help other to be successful), imprenditorialità (you take it on and make it happen) e apertura all’innovazione (you are always a step ahead). Ognuno di noi viene valutato anche in base a questi comportamenti, che diventano il punto di riferimento per agire in ottica di responsabilità individuale e fiducia reciproca.

Voi non siete nuovi a esperienze simili, perché come lei ha già avuto modo di spiegare: «Lo smart working a super-flessibilità richiede gestione delle attività in autonomia e con responsabilità: due aspetti che la squadra di Ing ha già rafforzato lo scorso anno adottando come prima banca in Italia, la metodologia Agile Way of Working». Si è tratta quindi di una naturale evoluzione? Esatto. Lo smart working flessibile è un’evoluzione totalmente coerente con il nostro Dna digitale, e con la metodologia “agile”, che in Ing abbiamo introdotto globalmente qualche anno fa e in Italia dal 2019. Anche in questo caso siamo stati la prima banca a prendere questa direzione, in linea con molte grandi aziende tecnologiche e digitali. Lavorare in “agile” significa già dare autonomia, responsabilità e fiducia ai colleghi nel prendere decisioni rapide. Con il modello di smart working a super-flessibilità aggiungiamo anche la massima libertà di scelta alle persone sul luogo in cui lavorare, continuando a premiare i risultati ottenuti e non il tempo speso in ufficio.

Prevedete un contributo economico mensile in welfare e rimborso per lo «shopping da smart worker professionista» per chi decide di lavorare da casa, ed è prevista un’attività di consulenza e di formazione. Al netto dei risparmi (minore spesa per la bolletta energetica della sede e nella gestione, etc), quali sono i costi sostenuti da Ing per una simile operazione? Abbiamo cercato una soluzione che sia il più possibile neutrale in termini di costi netti sia per i colleghi che per Ing, qualunque sia la scelta delle persone di lavorare da casa o in ufficio. Per questo motivo, Ing corrisponderà a ciascuna persona che lavora da casa un importo spendibile in servizi welfare, definito in base al numero di giorni lavorati, mese per mese, fuori dalle sedi aziendali. Inoltre, con il contributo da “smart-worker professionista”, prevediamo un rimborso per l’acquisto di strumenti che rendono il lavoro da remoto più confortevole: ad esempio sedie ergonomiche, monitor nella misura più adatta agli spazi delle abitazioni, tutto in massima sicurezza e comfort anche da casa. Il punto chiave è che la scelta dello smart working flessibile non è stata fatta con finalità economiche, ma per favorire il benessere dei colleghi.

Onde evitare l’eventuale alienazione di un lavoro in solitaria, avete previsto la creazione di momenti chiave di socialità sia virtuali che di persona per coltivare i rapporti. Quali indicazioni sono state date ai responsabili per mantenere le relazioni tra i dipendenti? La socialità è assolutamente fondamentale. Nel nostro modello di smart working abbiamo fatto tesoro di quanto sperimentato e appreso durante il lockdown: manterremo i momenti chiave di comunicazione già sperimentati (Ask me Anything, Digital Town Hall, caffè virtuali), cui se ne aggiungeranno altri per preservare un grado minimo di interazione “fisica” per momenti sociali importanti – ad esempio l’ingresso di nuovi colleghi che necessitano di ambientarsi e conoscere meglio la realtà aziendale – e occasioni informali come un pranzo insieme o una colazione, sempre almeno una volta al mese. Abbiamo anche creato un help desk riservato a chi ha bisogno di aiuto specifico. Virtualmente o di persona è importante continuare a sentirci: confrontarci, scambiare idee, stimolare il confronto e la collaborazione rimangono priorità fondamentali per tutti noi.

Cosa intendete quando affermate che «l’innovazione passa dalla cultura organizzativa» e che essa «deve essere funzionale a diventare il go-to-place per i clienti»? La nostra ragione d’essere in Ing è dare l’opportunità alle persone di essere un passo avanti nella vita e nel business («empowering people to be a step ahead in life and business»). Il focus continuo sull’innovazione è quindi centrale per noi. Per rendere questa innovazione concreta per i nostri clienti e aiutarli a essere un passo avanti, dobbiamo capire le loro aspirazioni e necessità, interagire con loro, ascoltarli, essere il “go-to-place”, ovvero la piattaforma dove cercano e trovano servizi semplici, rapidi e innovativi. Per essere il “go-to-place” dobbiamo creare una customer experience differenziante, fondata su convenienza, chiarezza, semplicità, accessibilità sempre e ovunque. Innovazione e “go-to-place” sono quindi due concetti fortemente collegati.

Immagino che lo smart working super-flessibile non sia un’iniziativa solo italiana, a livello internazionale avrà le stesse caratteristiche? L’Italia è stato uno dei primi Paesi in Ing a sperimentare questo modello di massima flessibilità e libertà di scelta sul luogo di lavoro, con il sostegno importante dei nostri sindacati. In altri Paesi, ad esempio la Spagna, Ing si sta muovendo nella stessa direzione, sempre pioniera nei rispettivi mercati.

Per il vostro smart working super-flessibile è prevista una data di scadenza a fine dicembre 2020. Cosa accadrà dopo? Il nostro accordo di smart working è tecnicamente valido fino a fine 2020: a fine anno vogliamo avere, insieme ai nostri sindacati, l’opportunità di incorporare potenziali suggerimenti provenienti dal feedback dei colleghi e dall’evoluzione del contesto nazionale. Sono, però, convinto che la nostra scelta pioniera di massima flessibilità, nell’interesse del benessere dei colleghi, verrà rinnovata e che magari potrà essere anche un esempio per altre aziende in Italia.

Intervista pubblicata sul numero di Business People, ottobre 2020

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