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Attualità

Star Wars: una saga stellare

Quello ispirato a Guerre Stellari è un business che va ben oltre il puro box office. Perché è un fenomeno di costume, culturale, a tratti finanche religioso. Il brand ha raggiunto valori stratosferici, inimmaginabili agli esordi. Quando tutti – e a tratti lo stesso George Lucas – pensavano che non sarebbe mai stato un successo commerciale

Pensare, oggi, che in origine erano ben pochi a credere nel progetto Star Wars ha dell’incredibile. Eppure, era proprio così. Basti pensare che il 25 maggio 1977, quando finalmente arrivò sul grande schermo, in tutti gli Stati Uniti solo una qua­rantina di sale avevano accettato di proiettare il primo film della saga. E la 20th Century Fox che lo aveva prodotto (dopo il rifiuto di diverse altre major hollywoodiane) temeva la ban­carotta. Ma, evidentemente, la Forza era con Lucas e compa­gnia bella, perché la pellicola, costata 11 milioni di dollari, ne incassò ben 80 solo in terra statunitense, strappando a Lo squalo (1975) il record di maggiore incasso di tutti i tempi. Pri­mato che Spielberg riconquistò solo nel 1982 con E.T. e man­tenne fino al ’97, quando Star Wars tornò al primo posto con la riedizione del ventennale (anche se per pochi mesi, fino al successo altrettanto stellare di Titanic).

Del resto, bisogna dire, che pur elaborando nella sua mente già in una fase abbastanza iniziale l’idea di una trilogia, nem­meno George Lucas avrebbe mai immaginato un tale successo commerciale e di pubblico, che l’ha resa la serie di fantascien­za più remunerativa della storia. Solo al box office, i film che oggi compongono la saga, hanno superato i 9 miliardi di dol­lari di incasso, cifra monstre seconda solo a quella totalizza­ta dall’universo Marvel (che però di pellicole ne vanta 28). Per farsi un’idea, nel 2017 il valore totale di Star Wars è stato stima­to in 43 miliardi di dollari, rendendolo il secondo franchise più redditizio dopo Pokémon. Un risultato impressionante che af­fonda le sue radici già negli anni ’70: quando l’industria di gio­cattoli Kenner Toys firmò per il merchandising del film, que­sto non era ancora uscito nelle sale e non poteva prevederne l’enorme successo. Così nel Natale ’77, travolta dagli ordini, fu costretta a vendere scatole vuote dei pupazzi ispirati ai perso­naggi, arrivando a consegnare i giocattoli solo nel marzo suc­cessivo. Anche in questo caso George Lucas ci aveva visto lun­go: per la prima pellicola aveva chiesto un cachet di “soli” 175 mila dollari più il 40% dei diritti di vendita. Un’operazione al­lora coraggiosa rivelatasi fortunatissima.

L’ETERNO RITORNO DELLA FORZA

Parlando di record, la serie ideata da Lucas è di certo anche una delle più longeve. Dopo la prima trilogia, solitamente definita “originale”, datata 1977-1983, alla fine degli anni ’90 ha debuttato un nuovo terzetto, sceneggiato sempre da Ge­orge Lucas, definito “trilogia prequel”. Il successo non ha tar­dato ad arrivare nemmeno in questa occasione: La minaccia fantasma segnò il primato per i maggiori incassi nel primo giorno di programmazione e risultò il film più veloce nel rag­giungere 100 milioni di dollari al botteghino, due record su­perati in seguito da La vendetta dei Sith. Ma non è finita lì. Nel 2012 è sceso in campo un gigante dell’intrattenimento, The Walt Disney Company, che ha acquisito i diritti della se­rie e avviato la produzione di una “trilogia sequel”, iniziata con Il risveglio della Forza (2015) – il film ad aver incassato di più negli Stati Uniti e il terzo film più popolare nel mondo dopo Avatar e Titanic – proseguita con Gli ultimi Jedi (2017) e ora prossima alla conclusione con L’ascesa di Skywalker, che arriverà nelle sale a dicembre. In aggiunta, Disney ha già prodotto altri due film, della co­siddetta serie Anthology – Rogue One: A Star Wars Story (2016) e Solo: A Star Wars Story (2018) – e promette di pro­seguire in questa direzione.

TANTE RIVOLUZIONI IN UNA

Ma cosa ha reso tanto speciale questo progetto da render­lo un cult che va al di là del mondo cinematografico? Sono diversi gli ingredienti di un tale successo planetario. Innan­zitutto, le incredibili innovazioni in campo tecnologico: si può a ben diritto dire che la prima trilogia abbia rivoluziona­to il mondo degli effetti speciali e lo ha fatto in un momen­to storico in cui l’avvento del digitale era ancora lontano. E questa attenzione per le innovazioni è a tal punto iscritta nel Dna della saga, da essere rimasta viva e caratterizzante nel corso del tempo. Basti dire che L’attacco dei cloni è stato il primo film interamente realizzato con videocamera digita­le a 24 fotogrammi al secondo e nastro digitale al posto del­la pellicola (anche se già in La minaccia fantasma due sce­ne non erano state girate in 35mm). Non va poi sottovalutata l’importanza della colonna sonora: firmata da John Williams e premiata con l’Oscar nel ’77, è ritenuta dall’American Film Institute la migliore di tutti i tempi. E il tema di Star Wars è il singolo strumentale più venduto della storia. Infine, ma non meno importante, molto si deve naturalmente ai con­tenuti. Perché Guerre stellari è, sì, una saga di fantascienza, ma presenta anche elementi caratteristici del genere fantasy (come cavalieri, duelli e principesse) e archetipi del western. Nell’elaborare la storia, fin dall’inizio George Lucas creò un fortunato amalgama di spunti provenienti dalle fonti più disparate: dai fumetti di Flash Gordon al cinema di Akira Ku­rosawa, dai libri di Isaac Asimov alle riviste pulp, passando per le fiabe e i grandi miti (anche attraverso gli studi di mi­tologia comparata di Joseph Campbell). La speranza di Lu­cas era riuscire a reinventare un genere classico e ci è certa­mente riuscito. In un periodo, quale erano gli anni ’70, in cui i film erano perlopiù duri e pessimistici, come riflesso degli sconvolgimenti sociali e politici che gli Stati Uniti stavano vi­vendo, l’autore e regista ha proposto una favola di grande moralità basata sull’eterna lotta tra bene e male, nonché sul tradizionale topos della maturazione dell’eroe.

UNIVERSO IN CONTINUA ESPANSIONE

Va detto, però, che a rendere particolarmente significativo il successo di Star Wars è stata la sua capacità di superare i con­fini dello schermo e andare a ispirare una fitta produzione collaterale oltre a una vera e propria cultura di massa. Fumet­ti, parodie (una su tutte Balle spaziali di Mel Brooks), video­giochi, cartoon nel corso degli anni si sono moltiplicati senza sosta e senza perdere appeal trai sostenitori della Forza. Ma soprattutto, terminologia, citazioni e filosofia “stellari” hanno contaminato aspetti della società che vanno al di là del mondo dell’intrattenimento. Per dare un’idea della portata del fenomeno, il piano di difesa fatto di laser e missili propo­sto dall’amministrazione Reagan fu ribattezzato proprio Star Wars, ironizzando sull’immaginario pop dell’ex-attore presi­dente. Non è, invece, per nulla basata sull’ironia la religione dei cavalieri Jedi, anche detta Jedismo, che vanta molti devo­ti in tutto il mondo, Italia compresa. Stando ai dati di un cen­simento del 2001, in Australia più di 70 mila persone si sono dichiarate Jedi, e risultati ancor più clamorosi si sono avuti in Inghilterra e Galles, dove i seguaci erano ben 390 mila, ossia più di quelli di Sikhismo, Buddismo ed Ebraismo. E se la Cha­rity Commission del Regno Unito non ha concesso il ricono­scimento come religione ufficiale, negli Stati Uniti l’Ordine del Tempio dello Jedi è una Chiesa riconosciuta dal 2005. E prima ancora c’era il Santuario Jedi, istituzione anch’essa riconosciuta dal 2001. Insomma, che sia una vera religione o meno poco importa, quel che è certo è che la Forza continua a scorrere lungo le rotte dell’universo Star Wars.

DI NUOVO AL CINEMA

Il 18 dicembre è uscito nelle sale Star Wars: L’ascesa di Skywalker, terzo film della trilogia prodotta in casa Disney, l’ultima che vedrà protagonista la famiglia Skywalker e che dovrebbe finalmente svelare chi sono i genitori di Rey, interpretata da Daisy Ridley. Dopo Star Wars: Gli ultimi Jedi, diretto da Rian Johnson, L’ascesa di Skywalker vedrà di nuovo J.J. Abrams impegnato dietro la macchina da presa e a co-firmare la sceneggiatura. Per i nostalgici, questo capitolo finale sarà anche l’occasione per dire davvero addio a Carrie Fisher, che apparirà ancora nei panni della principessa Leia grazie all’utilizzo di materiale inedito girato per i capitoli precedenti. E a firmare le musiche sarà il “solito” John Williams.

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© Twentieth Century Fox - American Entertainment Partners L.P. - Amercent Films