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Semplicemente de Chirico: appuntamento a Palazzo Reale di Milano

A distanza di 50 anni le potenti pitture del maestro della metafisica tornano a Palazzo Reale di Milano. Un’occasione, più unica che rara, di incontrare Arianna, che lascia per la prima volta il Met di New York

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Dopo mezzo secolo Giorgio de Chi­rico torna a Palazzo Reale di Milano: il maestro della metafisica, il pittore de Le Muse inquietanti e della piazze assolate, dei treni e delle statue gre­che, l’artista che ha saputo mescolare il gusto apollineo al guizzo surreale, sarà il protagonista della stagione au­tunnale delle mostre. Semplicemen­te de Chirico s’intitola l’esposizione curata da Luca Massimo Barbero (dal 25 settembre al 19 gennaio, la produ­zione è del Comune insieme a Mar­silio ed Electa): il percorso espositivo si snoda su otto sale per un centinaio di opere, con alcuni notevoli presti­ti come la monumentale Arianna del 1913, concessa dal Met di New York (un evento clamoroso: l’opera mai si è mossa dal museo americano). De Chirico (1888–1978) torna a Palazzo Reale dopo che nel 1970, già consi­derato da tutti pictor optimus, decise di esporre nel capoluogo lombardo, una delle città fondamentali (con Fi­renze e Ferrara) per la sua formazione giovanile, prima di stabilirsi definiti­vamente a Roma, in Piazza di Spagna.

Questa mostra vuole tornare «a far vedere de Chirico dal vivo», presen­tando le sue potenti pitture alle nuo­ve generazioni e sbrigliando il nome dalla mitizzazione da cartolina (per non parlare della “censura” sui lavori degli anni 30 e 40). Si parte dalla mito­logia familiare (il Centauro morente, riferito alla sua nascita in Grecia), si prosegue con gli spazi metafisici (le piazze d’Italia, la ferrovia che richia­ma il lavoro del padre) e poi con i gio­chi surreali e gli autoritratti irriveren­ti. Al cuore del percorso espositivo ci sono i celebri manichini: Il figliol pro­digo del Museo del 900 sarà accan­to a Ettore e Andromaca della Gam di Roma, entrambi, a loro modo, “eroi metafisici” e fantocci del presente.

Il percorso si chiude sugli interni de­gli anni 30 (con l’ossessione dell’ar­madio che provocava incubi al pit­tore e quella capacità così spiccata di gestire il colore) e con una galle­ria di gladiatori enigmatici come i Ba­gni Misteriosi, il complesso scultoreo al Parco Sempione evocato in mostra. «Giorgio de Chirico è famoso e ha in­fluenzato il nostro immaginario, ma qui cerchiamo di spiegare perché è stato germinale anche per l’arte con­temporanea», spiega il curatore Bar­bero. Interessante chiave di lettura: la mostra si chiude sulla “neometafi­sica” della metà del Novecento, con Andy Warhol letteralmente sedotto dalla serialità delle opere del maestro e de Chirico, arguto e “gigione” nei suoi autoritratti, che così anticipa il concetto di pittura quale performan­ce teatrale individuale, tanto sfruttata dagli artistar di oggi.

Credits Images:

L’enigma di una giornata (1914) © G. De Chiricho by SIAE 2019