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Lavoro

A settembre cambio lavoro. Le dritte per non sbagliare

I consigli dell’esperto per reinventarsi professionalmente

Settembre è sinonimo di nuovi inizi, specialmente a livello professionale. Per questo anche in caso di insoddisfazione nei confronti del proprio impiego, quasi sempre ogni decisione viene rimandata al rientro dalle ferie estive. Ma come muoversi quando si vuole cambiare lavoro? L’headhunter e coach Roberto D’Incau, Ceo e fondatore della società di consulenza Lang&Partners e già autore del libro Quasi quasi mi licenzio, ha stilato alcuni semplici consigli da seguire.

1. Tracciare una linea di demarcazione precisa tra una insoddisfazione insanabile e una leggera stanchezza

Una cosa è avere delle piccole aree di insoddisfazione (quelle fanno parte della vita), una cosa è tornare a lavorare e sentirci come se avessimo di fronte una montagna insormontabile, che ci distrugge fisicamente e magari ci crea anche dei disturbi psicosomatici. Nel primo caso, elaborare e risolvere le piccole aree di insoddisfazione non è difficile; nel secondo, invece, bisogna prendere atto che bisogna effettuare dei cambiamenti, piccoli o grandi che siano, senza essere precipitosi. La primissima cosa da fare è, insomma, un vero e proprio bilancio: personale e professionale. A volte il disagio verso il lavoro è infatti solo la punta di un iceberg, il segnale di un malessere più profondo che investe altre aree della nostra vita. Capita molto più spesso di quanto non si pensi, si dice “basta, voglio cambiare lavoro” e invece si dovrebbe dire “basta, voglio cambiare vita”. Se poi c’è l’esigenza reale e sentita di cambiare lavoro, il consiglio è quello di porsi un orizzonte temporale di almeno sei/dodici mesi per non correre il rischio di fare scelte sbagliate.

2. Ragionare con un’ottica non immediata, ma prospettica

Cerca di capire cosa non va esattamente: sei poco motivato, hai problemi relazionali in azienda, senti il peso del lavoro giornaliero? A volte inserire ad esempio una giornata settimanale di smart working fa benissimo, cosi come chiedere al proprio capo o a Hr di essere spostato su altri progetti o a un settore diverso può essere un’ottima svolta. Non sempre è necessario cambiare azienda, soprattutto se ci troviamo bene: cambiare uno dei fattori può già essere sufficiente.

3. Se pensi che sia arrivato davvero il momento di una svolta, elabora una strategia di cambiamento di lavoro, se necessario anche col supporto di un career coach

Oggi cambiare lavoro necessita dell’elaborazione e messa a terra di una vera e propria strategia, che coinvolge diversi temi: il bilancio dei propri skill hard e soft, l’elaborazione di un cv bene fatto (non più di due pagine, possibilmente con un formato contemporaneo), l’individuazione delle aziende target, i contatti con i recruiter e gli headhunter, la presenza sui social media. Insomma, una volta presa la decisione non bisogna precipitarsi, nel rimettersi in gioco, ma bisogna partire belli e con le armi affilate.

4. Non rimandare a domani quello che puoi fare a settembre

Il lavoro dei sogni forse non esiste, ma se pensi con terrore a un altro anno identico col tuo lavoro, o coi tuoi colleghi, col tuo capo, è davvero arrivato il momento di tagliare il cordone ombelicale. A volte l’affetto di fondo che proviamo per l’azienda o per i colleghi ci frega, ci impedisce di prendere quella decisione che un headhunter invece consiglia sempre: mai rimanere nella stessa azienda per più di dieci anni. È fortemente sconsigliato, anche perché un po’ di energia nuova serve sempre, anche al lavoro.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay