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Lavoro

A che serve il record di occupati se 9 su 10 sono precari?

Precari 9 contratti su 10, ma è record di occupati: la quantità non rimedia ai limiti strutturali del nostro mondo del lavoro

Precari: 9 contratti su 10 a tempo, ma è record di occupati. A novembre, infatti, si registra il nuovo record storico dei persone al lavoro, ai massimi da 40 anni. Nel solo mese osservato dall’Istat, sono aumentati di 345 mila unità (+0,3% rispetto a ottobre e +1,5% anno su anno). Il tasso di occupazione sale di 0,2 punti percentuali al 58,4%. Però appena uno su 10 ha un contratto a tempo indeterminato, la stragrande maggioranza dei nuovi assunti è precaria. Da primato anche il tasso di occupazione femminile, al 49,2%.

Precari: 9 contratti su 10 a tempo, ma è record di occupati

Uno su dieci: è questa la proporzione dei precari. Su mezzo milione di lavoratori dipendenti in più, 450 mila sono a termine e solo 48 mila sono a tempo indeterminato (un rapporto di quasi uno a dieci). Calano pure i lavoratori indipendenti: sono 152 mila in meno rispetto a un anno prima. A novembre, quindi, gli occupati toccano la quota record di 23 milioni e 183 mila: si tratta del massimo dall’inizio delle serie storiche nel 1977.

Crescono soprattutto gli occupati ultra50enni (+396 mila) ma anche i 15-34enni (+110 mila), mentre nella fascia tra i 35 e i 49 anni i lavoratori non solo non aumentano, ma addirittura diminuiscono di 161 mila unità. Resta al palo la fascia d’età che dovrebbe imprimere maggiore propulsione all’economia del Paese. Nonostante l’aumento dei precari, non diminuiscono le retribuzioni. Gli ultimi dati Istat su questo fronte risalgono al terzo trimestre del 2017 (luglio, agosto e settembre), quando nel settore dell’industria si è registrato un incremento medio della retribuzione oraria dello 0,61% e in quello dei servizi dello 0,66%, con una punta dell’1,68% nelle attività professionali, scientifiche e tecniche.

Disoccupazione giovanile in calo

Il tasso di disoccupazione si attesta all’11,0%, (-0,1 punti percentuali a novembre rispetto a ottobre): il numero di disoccupati in Italia è calato di 243 mila unità in un anno. Anche la disoccupazione giovanile cala al 32,7%, in diminuzione di 1,3 punti. Secondo l’Eurostat, si tratta del calo più consistente di tutta l’eurozona, anche se il dato tricolore resta il più alto d’Europa dopo Grecia (39,5% l’ultimo dato disponibile, che risale a settembre) e Spagna (37,9%). La più bassa si registra invece in Repubblica Ceca (5%) e Germania (6,6%).

«C’è un ennesimo boom dei contratti a termine. Non mi pare che ci siano dati che diano un segno diverso rispetto alla continua precarizzazione del nostro mercato del lavoro», commenta la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. Contraria la lettura del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, secondo il quale le riforme «dimostrano di dare slancio al Paese, a cominciare dal Jobs Act», perciò «non vanno smontate ma adeguatamente potenziate». Per il premier Paolo Gentiloni «il numero di occupati ha raggiunto il livello più alto da 40 anni. E scende anche la disoccupazione giovanile». Ma, sottolinea, «si può e si deve fare ancora meglio. Servono più che mai impegno e serietà, non certo una girandola di illusioni».