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Lavoro

Lavoratori: oltre il 70% appartiene a Gen X o Millennial

Istantanea della workforce mondiale in occasione dell’1 maggio

Chi sono i 5,7 miliardi di persone che compongono la forza lavoro in Italia e nel mondo? In occasione della Festa del Lavoro, Kelly Services Italia, workforce solutions provider, ha elaborato una fotografia globale delle diverse generazioni attive sul fronte occupazionale, con una particolare attenzione alla situazione interna. Quattro generazioni a confronto per età, numeri, desideri e aspirazioni.

Gen Z (nati tra il 1997 e il 2012)

I giovani di età compresa tra 15 e 24 anni costituiscono il 24% della popolazione mondiale in età lavorativa ma solo il 36% ha un’occupazione retribuita.Veri nativi digitali, attualmente si presentano come la generazione dalla forza lavoro più diversificata, meglio istruita e più disinvolta con le tecnologie. Professionalmente aspirano a far parte di team aperti, inclusivi e dinamici. Considerano il lavoro come una cosa e non come un luogo, dunque si aspettano e chiedono flessibilità. Per loro, infatti, l’efficienza non si misura con lo stare in ufficio dalle 9 alle 17, e la pandemia ha rafforzato questa convinzione.

Millennial o Gen Y (nati tra il 1981 e il 1996)

Rappresentano il 35% della forza lavoro globale. Una percentuale destinata a raddoppiare entro la fine del decennio. Particolarmente colpiti dalla crisi occupazionale indotta dalla pandemia, questi giovani adulti sono quelli che hanno pagato forse il tributo più alto in termini di posti di lavoro. In aggiunta, molti di loro hanno iniziato la loro carriera nel mezzo della crisi economica globale del 2008. Non sorprende, dunque, che il consolidamento della propria situazione finanziaria sia una delle loro principali preoccupazioni. Professionalmente apprezzano tutte le opzioni flessibili, dal lavoro remoto alle facilitazioni e ai benefit. Sono aperti alle sfide e non hanno problemi ad apprendere nuove competenze.

GEN X (nati tra il 1965 e il 1981)

Nel mondo rappresentano il 35% della forza lavoro. Considerata la generazione forse più preparata ad affrontare l’isolamento imposto dalle distanze sociali e dalla quarantena, sono un gruppo resiliente, noto per la sua indipendenza e praticità. Ma professionalmente i Gen X si sentono spesso delusi: a fronte di maggiori responsabilità lavorative, hanno tassi di promozione dal 20% al 30% inferiori rispetto alle loro controparti più giovani, i cosiddetti Millennial. Per questa generazione il work-life balance è fondamentale: non vogliono ripetere gli schemi maniacali del lavoro dei loro genitori, sono disposti a lavorare duro ma non a scapito della vita personale. Ancora lontani dal pensionamento, risparmiano per il futuro, assistono i genitori e seguono i figli. Ciò non di meno sono sempre interessati a nuove opportunità di crescita, con attenzione alla flessibilità e al livello di retribuzione.

Baby Boomers (nati tra il 1946 e il 1964)

Con un’età compresa tra i 57 e i 75 anni, molti dei nati durante gli anni del boom demografico sono in pensione, ma molti stanno ancora lavorando. Ad oggi costituiscono il 6% della workforce mondiale. Pur non essendo nativi digitali, sono molto più avvezzi alla tecnologia di quanto si creda. Per molti esperti i Baby Boomers rappresentano un pool di talenti chiave per i datori di lavoro che cercano leadership, capacità interpersonali, affidabilità ma, soprattutto, esperienza. Non è quindi un caso se sempre più Boomer stiano lavorando oltre l’età pensionabile, cogliendo le opportunità di continuare a guadagnare, accedere a benefit, rimanere “in gioco” e contribuire alla costruzione di un ambiente di lavoro intergenerazionale, interessante e produttivo. Per questa generazione che sta andando avanti con l’età, i benefici tradizionali come l’assistenza sanitaria, i rimborsi spese o anche le assicurazioni per i propri animali domestici, sono incentivi molto graditi.

L’Italia delle generazioni al lavoro

In Italia quasi il 10% (meno di 6 milioni) della popolazione ha tra 15 e 24 anni. Questi giovani attualmente rappresentano poco più del 5% della totalità della forza lavoro (intesa, secondo Istat, come l’insieme delle persone occupate e disoccupate). Sugli oltre 24,5 milioni di lavoratori attivi rilevati a febbraio 2021, solo il 15% di loro ha un impiego (919mila). In parte ciò dipende dal fatto che molti di loro vanno ancora a scuola o frequentano l’università.I giovani adulti appartenenti alla fascia di età 25-34 anni sfiorano una quota dell’11% (6,4 milioni) della popolazione italiana. Il 59% ha un’occupazione e poco meno del 16% è disoccupato. Insieme rappresentano il 18% della forza lavoro del Paese. I 35-49enni sono il 21% della popolazione (12.5 milioni) e contano per il 39% della workforce in Italia. Mentre gli italiani che rientrano nella fascia di età 50-64 anni, che sono oltre 13 milioni (il 22% del totale popolazione), rappresentano il 37% della forza lavoro nazionale. Di questi il 59% è occupato, mentre il 6% è disoccupato. Complessivamente, gli italiani fra i 25 e i 64 anni rappresentano quasi l’80% della forza lavoro nel nostro Paese.