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Lavoro

Donne manager, Roma è la capitale delle “quote rosa”

La Città Eterna meglio di Milano, ma in tutta Italia i vertici delle aziende sono sempre più al femminile. Le disparità, tuttavia, persistono

L’Europa è ancora lontana, ma le distanze si stanno accorciando. Le donne occupate sono sempre di più: negli ultimi dieci anni il tasso di crescita ha toccato quota +6,2% e oggi nel settore privato le dirigenti si attestano oggi al 15,1% , e il 28,4% dei quadri è donna. Questo almeno certifica il dal Rapporto Donne 2015 di Manageritalia, sviluppato in collaborazione con AstraRicerche e JobPricing, che fa emergere anche un dato interessante dal punto di vista degli italiani che scelgono di lasciare il Paese: il 44% dei nostri cervelli in fuga è donna.

I NUMERI. Sarà per questo che il confronto con i numeri del continente (25% le dirigenti nel privato) ci vede ancora in ritardo? Certo il fenomeno non aiuta, specie in alcune realtà regionali, dal momento che la situazione a livello nazionale è piuttosto frammentata. Le manager sono infatti percentualmente più presenti in Lazio (19,7%) e Lombardia (17,1%), e i quadri seguono la stessa tendenza (32,3% per la prima regione, 30% per la seconda), con le virtuose aggiunte diSardegna (31,6%) e Valle d’Aosta (30,7).

Escludendo realtà numericamente poco significative, il dato provinciale si allinea alla situazione, facendo emergere Pavia (250 donne dirigenti, il 28,6% del totale), Roma (3.368, 20,1%) e Milano (6.439, 17,9%). Intermini assoluti, le donne dirigenti sono di più a livello regionale in Lombardia (8.060, 47% del totale nazionale) e provinciale a Milano (6.439, 37,6%), e il discorso è analogo per i quadri: Lombardia (42.606, 35,2%) e Milano (33.788, 27,9%) vincono ancora.

IL DIVARIO RETRIBUTIVO RESTA. L’analisi settoriale mostra invece come il settore economico più “al femminile” sia quello legato alla Sanità e assistenza sociale (42,2% donne dirigenti e 50,8% quadro), mentre all’ultimo posto si collocano le Costruzioni (7,8% donne dirigenti e 14,9% quadro). Per concludere, la notizia forse più positiva che emerge dall’indagine è il netto assottigliamento del divario retributivo, che tuttavia resta presente, con gli uomini che sono oggi avvantaggiati sulla retribuzione annua lorda del 6,7% percento, (29.891 contro 27.890 euro).

LA PARITÁ? UN BENE PER TUTTI. Marisa Montegiove, coordinatrice Gruppo Donne Manageritalia, ha commentato i risultati sottolineando come la parità ai vertici delle aziende non sia più solo «una necessità delle donne, ma lo è anche degli uomini e di tutta la società. Lo è per la competitività del sistema. Certo, una parità che deve far rima con merito, non con quote o altro. Solo se vinceremo tutti questa lotta per cambiare il mondo del lavoro, perché […] il lavoro che serve oggi per stare ai vertici dell’economia mondiale è profondamente cambiato, e va verso alcuni capisaldi che sino ad oggi sembravano un’esigenza solo femminile. Non è quindi un caso, né una regalia, che le donne ai vertici aumentino, ma questo spazio alla possibilità di esprimersi al meglio deve diventare prassi e toccare tutti per sesso, anagrafe, nazionalità e cultura».