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Risparmi: ecco perché tenerli sul conto non è una buona idea

Gli italiani hanno 1.400 miliardi di euro “parcheggiati” in banca o sotto il materasso. Un tesoro che l’inflazione erode di anno in anno

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Sono circa 1.400 miliardi di euro i soldi che le famiglie e le aziende italiane tengono “parcheggiati” sul conto corrente o addirittura in qualche cassetto nascosto, sotto forma di contanti. Un vero e proprio tesoro sprecato. Infatti, le cifre non investite vengono erose dall’inflazione. Secondo una ricerca realizzata da AdviseOnly per Il Sole 24, 1.000 euro lasciati cash 20 anni fa oggi equivalgono a 588 euro in termini di potere d’acquisto: poco più della metà. Le perdite diminuiscono, ma non si annullano per le brevi distanze: 1.000 euro lasciati sotto il materasso 10 anni fa oggi varrebbero 875 euro, mentre la stessa cifra lasciata “immobile” cinque anni fa, ora sarebbe pari a 967 euro. Non va meglio per chi ha optato per conti correnti e conti deposito, anzi. Oggi, infatti, i rendimenti arrivano mediamente allo 0,37% (sui conti correnti non si va oltre lo 0,04%). Oltretutto, bisogna calcolare le spese di gestione: nel 2018, secondo la Banca d’Italia, sono state pari a 86,9 euro. Insomma i costi superano gli interessi. E gli investimenti finanziari invece? Gli stessi 1.000 euro investiti in bond globali dopo 10 anni sarebbero diventati 1.156 e dopo 20 anni 2.127. Se si fossero scelte le Borse globali, invece, sarebbero diventati in termini reali 2.154 euro in 20 anni e 2.241 in 10.

Certo, i mercati sono rischiosi e volatili. Tuttavia, c’è da dire che, secondo uno studio di Robeco, negli ultimi 100 anni il rendimento in termini reali è stato dell’1% medio annuo per i bond e del 4,2% per le Borse. Eppure, gli italiani non si convincono a scegliere altre soluzioni. Anche le aziende scelgono la via della prudenza eccessiva: solo da gennaio hanno aumentato la liquidità sui conti da 265 a 304 miliardi di euro. Se si sommano le micro-imprese, la cifra sale di altri cinque miliardi: soldi che si sarebbero potuti investire in impianti, acquisizioni, assunzioni. L’ideale sarebbe, invece, trovare il giusto equilibrio fra liquidità e investimenti.

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 Foto di Megan Rexazin da Pixabay