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Stipendi già bassi nel 2019, il Covid-19 pone l’Italia a un bivio

A parità di tassazione, le retribuzioni di Francia e Germania erano di gran lunga superiori a quelle del nostro Paese. L’effetto della pandemia porterà inevitabilmente a un nuovo calo, ma ma c’è il rischio di un impatto più di lungo termine

Un problema di bassa produttività, che ora rischia di causare effetti di lungo termine sul potere d’acquisto degli italiani. È questo, in breve, il quadro tracciato dallo studio semestrale dell’Osservatorio Jobpricing sulle retribuzioni italiane nel settore privato. Uno studio, pubblicato su Repubblica.it, che punta i riflettori sulla retribuzione media di dirigenti, dipendenti e liberi professionisti del nostro Paese, ben al di sotto di quella registrata dall’Ocse per Francia e Germania. In particolare, a fine 2019 la retribuzione media italiana si è attestata a 29.601 euro, 10.900 euro in meno di quella tedesca e 8.700 di quella francese, Paesi che hanno una tassazione elevata ed equiparabile a quella della Penisola.

I salari nel nostro Paese crescono poco – anzi, tra 2018 e 2019 si registra anche un calo dello 0.1% – a causa di un’assenza di progressi sulla produttività, il problema è che nel frattempo aumenta l’inflazione. “Entrare in una crisi come quella attuale con un mercato retributivo che si ferma non è certo una buona notizia, perché i nodi rischiano di venire al pettine, primo su tutti il problema della bassa produttività”, commenta sul quotidiano online il ceo di JobPricing, Alessandro Fiorelli. “È scontato dire che il 2020 sarà un anno in cui le retribuzioni medie caleranno in modo sensibile per effetto del lockdown, ma c’è il rischio di un impatto più di lungo termine vista la base su cui la crisi del Covid 19 si è innestata”.

Per Fiorelli, però, questo può essere il momento decisivo “per rimuovere incrostazioni che sono alla base del basso livello salariale in Italia. È difficile pensare, infatti, che, a livello politico e imprenditoriale, possa venire una spinta maggiore di quella attuale per dare, finalmente, risposte “vere” rispetto a tre questioni fondamentali: la gestione delle politiche di crescita economica, lo snellimento della burocrazia, la revisione dei modelli organizzativi delle imprese. Il prezzo che pagheremo in caso di risposte timide e poco coraggiose sarà altissimo, purtroppo, anche quando ci saremo lasciati alle spalle la pandemia”.

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Photo by Christian Dubovan on Unsplash