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Rinnovabili: l’Italia perde appeal sugli investitori

L’analisi di EY sull’attrattività di investimenti e opportunità di sviluppo nel settore delle energie pulite vede il nostro Paese perdere due posizioni a livello globale

Sul fronte delle energie rinnovabili, l’Italia perde appeal sugli investitori. È quanto emerge dal report Renewable Energy Country Attractiveness Index (RECAI), condotto da EY a livello globale e che vede il nostro Paese scivolare dal 13° al 15° posto in classifica.

Cosa ostacola gli investimenti nel settore delle rinnovabili in Italia? Un fattore che viene sollevato come priorità da tanti operatori è il processo approvativo di nuovi investimenti e repowering, che richiede il consenso delle autorità locali da cui dipendono in larga parte le tempistiche talvolta molto lunghe di approvazione e di conseguenze di realizzazione dei progetti. Proprio per questo motivo, attualmente si sta valutando un’eventuale proposta di semplificazione burocratica che contribuirebbe a migliorare il posizionamento dell’Italia nei confronti di altri Paesi.

Nonostante il ranking italiano in ribasso, lo stato dell’arte delle rinnovabili nel Paese sta attraversando una fase di significativa trasformazione in quanto il mercato sta evolvendo grazie a una serie di fattori che favorisco un forte interesse nell’investire. Tra i fattori principali, il costo di produzione è a livelli bassi (LCOE sotto ai 50 €/MWh) e in costante riduzione grazie all’evoluzione tecnologica e alla buona disponibilità di risorse naturali su cui il Paese può contare. A favorire gli investimenti in questo ambito è lo sviluppo di contratti di PPA (Power Purchase Agreement) che permettono a stakeholder privati di siglare accordi bilaterali che consentono di sostituire parte del proprio approvvigionamento energetico con energia prodotta da impianti rinnovabili. Inoltre, i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica sono ad oggi incredibilmente alti, comportando un maggiore interesse per l’energia green, notoriamente meno competitiva sul mercato. Oltre alla mancanza di emissioni, l’energia verde ha un prezzo inferiore, stabile e non oggetto alle fluttuazioni delle altre commodity.

Sta emergendo però una dinamica nuova che porta deviazioni rispetto al percorso previsto per il prezzo di acquisto dell’energia rinnovabile: essendoci un differenziale elevato tra valore della commodity (ovvero il prezzo all’ingrosso dell’energia, che sta vivendo un periodo di prezzi elevatissimi a causa della crisi del gas) e il costo di produzione, si è aperta un’importante opportunità per i fornitori di energia elettrica, ovvero quella di vendere l’energia non a un prezzo pari o simile al costi di produzione, definito LCOE (Levelized Cost of Energy), ma a un valore intermedio rispetto al molto più elevato Pun (prezzo unico nazionale). Questa opportunità è ancora più attrattiva dal momento che in Italia il mercato presenta un numero finito di nuovi progetti e una crescente domanda. Pertanto, si osservano prezzi di PPA in crescita sul mercato. Con l’aumentare dell’offerta e un’auspicabile riduzione del Pun, tale deviazione dovrebbe sgonfiarsi e riportare i valori degli scambi in linea con le previsioni passate.