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Bankitalia: il reddito cresce, ma aumentano anche diseguaglianze e povertà

Invece di livellarsi, le disuguaglianze sociali ed economiche continuano ad aumentare, tanto che oggi sono tornate vicino alle soglie prevalenti alla fine degli anni ’90. Del resto, negli ultimi 10 anni l’indice di Gini, un parametro comunemente utilizzato per misurare il grado di squilibrio, è cresciuto di 1,5 punti percentuali. A rivelarlo sono gli analisti della Banca d’Italia. Così, se per alcune famiglie la crisi è ormai alle spalle, per molte altre il periodo buio è tutt’altro che concluso. La buona notizia è che l’economia generale è migliorata: nel 2016 si è registrato un rialzo del 3,5% del reddito medio equivalente delle famiglie, in caduta libera dal 2006 (siamo comunque ancora lontani dell’11% dal picco dei livelli pre-crisi). La brutta è che la crescita non riguarda tutti, al contrario: sono sempre di più le persone con reddito equivalente inferiore al 60% di quello mediano, la soglia usata per individuare il rischio di povertà. E, infatti, la quota di individui a rischio indigenza fa segnare un record storico, salendo al 23%. Le maggiori difficoltà riguardano le famiglie giovani, del Mezzogiorno, poco istruite o composte da stranieri.

Il rischio di povertà aumenta

Non sono solo i redditi a far segnare importanti disparità. Anche sul fronte ricchezza gli italiani hanno situazioni molto diverse: è vero che la ricchezza media delle famiglie corrisponde a circa 206.000 euro, ma non si può dimenticare che il valore mediano è di gran lunga inferiore, 126.000. Tutta colpa della distribuzione asimmetrica. Del resto, il 30% delle famiglie più ricche detiene il 75% circa del patrimonio netto degli italiani, mentre il 30% più povero delle famiglie detiene appena l’1% della ricchezza nazionale: di queste ultime, tre quarti sono anche a rischio povertà.