Connettiti con noi

Attualità

Affrettatevi, ma lentamente

In un mondo sempre più veloce e ipertecnologico, vivere con calma non è più solo un lusso, quanto un’esigenza. Spopolano corsi di meditazione, yoga e “fughe” in convento per ritrovare se stessi e la propria produttività. Anche se, per riprendere il controllo, non è detto che si debba fare necessariamente qualcosa

«Vorrei che proprio dalla città dove corrono tutti parta la rivoluzione del rallentamento. Ripensiamo i tempi della città». Questo è stato l’appello di qualche mese fa di Beppe Sala, sindaco di Milano. Una proposta così oltraggiosa da essere valsa all’inquilino di Palazzo Marino una specie di accusa di tradimento dal popolo che sui social network si definisce sempre di corsa e occupato a “fatturare”, scherzando sulle proprie paranoie. Ma quello del recupero della lentezza è una necessità che va ben oltre la Cerchia dei Bastioni per coinvolgere tutta la società moderna.

Yoga e mindfulness: in cerca della lentezza perduta

Stress, agende fitte, riunioni inutili, call a tutte le ore: la nostra vita è diventata una sequela di appuntamenti infiniti. E quando finisce la settimana lavorativa, via al “relax” fitto di appuntamenti, aperitivi, cene e gite fuoriporta. Bello, bellissimo certo, ma sempre tutto ad alta velocità. E quando riusciamo a ritagliarci un minuto libero per noi stessi, immancabilmente finiamo per attaccarci allo smartphone. Così, in un mondo ipertecnologico e velocissimo, la lentezza è una necessità che sempre più persone avvertono senza sapere davvero dove cercarla. Si spiega così, per esempio, il boom di iscritti ai corsi di yoga: nel 2011 erano poco più di un milione, nel 2016 sono praticamente raddoppiati. Secondo il Financial Times, dopo la crisi del 2008 è diventata la disciplina più praticata nelle città di tutto il mondo, coinvolgendo sempre più manager stressati. Per intenderci, solo su eBay.it veniva venduto un tappetino o indumento per lo yoga ogni 83 secondi. Fioccano poi offerte di biodanze, massaggi, naturopatia, cromoterapia ecc. E la cara vecchia meditazione? Va sempre di moda, anche se oggi si parla di più della più trendy “mindfulness”. Si tratta di una tecnica psicologica sviluppata a partire dai precetti del buddhismo, ma edulcorato da ogni componente spirituale. L’obiettivo? Portare «l’attenzione del soggetto in maniera non giudicante verso il momento presente».

Soggiornare nei monasteri per un riposo dell’anima

La promessa di un Nirvana terreno è, ovviamente, a caro prezzo. Porta al cielo, se non altro per la location, la via che passa dai monasteri, luoghi di villeggiatura e ritiro spirituale per molti. Un esempio è l’Eremo di San Giorgio a Bardolino, sul Lago di Garda: qui agli ospiti viene chiesto di rispettare l’ora et labora. Insomma, si lavora ma secondo i tempi sacri della regola di San Benedetto. Il che vuol dire: svegliarsi all’alba e addormentarsi al tramonto, immergersi nella lettura la sera e dimenticarsi completamente di tv e smartphone, ricordandosi di non trascurare i canti e le preghiere, le meditazioni e le riflessioni. Il silenzio è invece la parola d’ordine all’Eremo di Sant’Alberico a Verghereto (Fc): si comincia percorrendo un’ora di sentiero a piedi per raggiungere la struttura che mette a disposizione 13 cellette. Il riposo dell’anima è assicurato.

L’Arte del Vivere con Lentezza

«La cosa più importante per riscoprire la lentezza, però, è essere consapevoli che nessuno risolverà i nostri problemi. Per riscoprirla, a volte, basta decidere di non fare niente». Parola di Bruno Contigiani, fondatore de L’Arte del Vivere con Lentezza Onlus, associazione che dal 2007 promuove la Giornata mondiale della Lentezza (quest’anno si è tenuta lunedì 7 maggio). Si è fatto conoscere multando i pedoni troppo frettolosi da Milano a New York, da Shanghai a Londra, eppure anche lui aveva “superato il limite” nella sua vita precedente, quella da capo ufficio stampa di Ibm in Italia. Poi un giorno, durante una vacanza, si è tuffato in mare ma è atterrato su uno scoglio: l’incidente lo ha costretto a letto per diversi mesi e «lì ho cominciato a rivedere la mia vita». Oggi soggiorna in co-housing sulle colline toscane e porta avanti il suo messaggio: «Il correre dà euforia, è una droga. Se fai un lavoro che ti piace, continui a incentivare te stesso, ma finisci per fare solo quello», spiega a Business People. «In realtà, quando vai a tutta velocità non riesci nemmeno a capire bene quello che stai facendo e, quindi, nemmeno a rendere al meglio». La lentezza serve a riscoprire il valore della tecnologia ed è fondamentale anche per coloro che inseguono l’innovazione «ma quella vera, che non è il colpo di genio, ma un lento processo che nasce dal continuo confronto con altri». Ecco, dunque, il profilo del manager e del capitano d’impresa “lento”, secondo Contigiani. «Riflessivo e aperto, passa informazioni ai suoi collaboratori e fa crescere i giovani, non organizza il lavoro contro il tempo delle donne e di chi ha famiglia. Perché quello che conta non è riempire il tempo, ma usarlo bene». Insomma, festina lente (dal latino, affrettati lentamente), come diceva il motto dell’imperatore Augusto.

Credits Images:

© iStockPhoto/YakobchukOlena