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Mariolina Bassetti (Christie’s): la bellezza è questione di sensibilità personale

Ma si differenzia dalla percezione del bello nell’arte, in continua evoluzione a seconda delle epoche

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Mariolina Bassetti è la “Signora Christie’s” in Italia. La grande casa d’aste londinese, fondata nel lontano 1776, già alla fine degli anni 50 ha aperto il suo primo ufficio estero a Roma e oggi ha sedi anche a Firenze e Milano: l’Urbe resta comunque il centro nevralgico delle aste e dei movimenti. Bassetti, con un’esperienza ventennale nel settore, è anche Chairman Post War And Contemporary Art Continental Europe di Christie’s. La sua visione sul mercato è lucida e accurata, la sua indole curiosa e appassionata.

In questi ultimi vent’anni come ha visto cambiare il gusto dei collezionisti?
Farei una distinzione tra l’idea del bello, che a mio giudizio rimane la stessa da quando siamo nati – perché ci sono delle cose che toccano ciascuno di noi in maniera specifica, quasi fossero delle corde intime individuali – dal gusto estetico e dalla percezione del bello dell’arte che, invece, è in continua evoluzione, a seconda delle epoche.

E qual è il sentire attuale?
Nell’ultimo ventennio abbiamo attraversato fasi differenti: siamo passati da un periodo di innamoramento per l’informale, il colore puro e l’astrazione a una fase più figurativa. In questo periodo, lo abbiamo visto anche dal successo delle aste recenti, i collezionisti privilegiano la pittura, ad esempio quella del Realismo Magico. C’è grande attenzione anche agli artisti africani contemporanei, che lavorano sul ritratto.

Perché, secondo lei? 
Una pittura di questo genere ci permette di decorare più facilmente le pareti domestiche rispetto a opere su schermo o a oggetti.

Cerchiamo dunque un bello più rassicurante?
Non userei questo termine, perché non siamo più davanti alla bellezza composta di un Botticelli, ma a una figurazione complessa, spesso strutturata su immagini ostiche, con colori stridenti.

E perché, allora, piace? 
Questo tipo di arte rispecchia la società: non dobbiamo dimenticare che il 32% dei nuovi collezionisti è costituito da millennial, che cercano nell’arte qualcosa che li rappresenti.

In che modo le case d’asta si sono adattate a questo cambiamento?
C’è senza dubbio una maggiore attenzione all’arte contemporanea e all’arte extraeuropea: se all’inizio degli anni 2000 i nostri cataloghi si componevano per l’80% di arte storicizzata e le aste più importanti erano quelle legate agli Impressionisti, oggi ampio spazio viene riservato agli artisti contemporanei, anche viventi. Ed è lì che si raggiungono i numeri record.

Possiamo dire che il mondo dell’arte contemporanea ha rivoluzionato o contribuito a rivoluzionare il concetto di bellezza attuale?
Più che un cambiamento di gusto, direi che c’è stato un mutamento generazionale del collezionista: si sono affacciati sul mercato millennial che, giunti alla possibilità economica di investimento in arte, cominciano a farlo prediligendo ciò che sentono più affine. Prendiamo il boom degli NFT, ad esempio: Beeple, l’artista digitale più quotato del settore, la cui opera la scorsa primavera è stata battuta all’asta per ben 69,3 milioni di dollari, è stato comprato per il 66% da millennial, per il 3% dai giovanissimi, la cosiddetta generazione Z, e solo per il 3% dai boomer, cioè dagli over 50.

Si può dare un valore, anche economico, alla bellezza?
Il mercato dell’arte è un mercato economico come quello della borsa e quello degli immobili: le aste ne permettono la misurazione su scala internazionale, ma non dobbiamo dimenticare la componente soggettiva e peculiare di questo settore. Settore che, al momento, appare scintillante. Vero, e continuerà a esserlo anche nei prossimi mesi, perché il mercato dell’arte è inversamente proporzionale a quello della borsa: quando quest’ultima perde liquidità, l’art market decolla. Inoltre, conta molto la componente emotiva, la voglia di tornare a essere presenti alle aste e di vedere di nuovo, dopo due anni di sosta, i capolavori dal vivo.

Lei vive immersa nelle opere d’arte, ma per lei che cos’è davvero il bello?
Direi tutto ciò che mi provoca piacere. Qualcosa che si può trovare in un tramonto, in un fiore che sboccia, in un capolavoro dei grandi maestri come in un lavoro di un giovanissimo artista. Il bello è l’incontro tra la nostra specifica sensibilità e qualcosa che la sollecita.