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Lavoro

Work-life balance, un fattore chiave per attrarre e trattenere talenti

Flessibilità, smart working, crescita professionale compatibile con la vita privata: sono i benefit preferiti dai dipendenti secondo LinkedIn

Il work-life balance è lo strumento di employer branding preferito dai dipendenti e sta diventando un fattore sempre più importante per trattenere i talenti in azienda. Lo pensa il 69% dei professionisti delle risorse umane.

A rilevarlo è il Global Talent Trends 2020, l’indagine condotta da LinkedIn in collaborazione con la piattaforma di employee engagement Glint, che ogni anno sonda le opinioni di recruiter ed esperti delle risorse umane sui benefit preferiti dai lavoratori.

Se l’equilibrio tra vita privata e professionale guadagna terreno, diventando il fattore prioritario di soddisfazione sul lavoro, le aziende possono fare ricorso anche ad altri strumenti per migliorare la vita dei dipendenti: innanzitutto prevedendo salari competitivi e premi produzione (secondo il 67% degli HR specialist intervistati), favorendo la condivisione di una cultura aziendale e un clima positivo tra colleghi (47%) e definendo un management aperto ed efficace.

Eppure, nonostante sia ormai chiara a tutti l’importanza di questi aspetti, secondo il 37% degli intervistati le aziende sono ancora molto indietro nel costruire un ambiente di lavoro sereno e piacevole.

A ogni età il suo benefit

Non solo work-life balance, quindi, soprattutto se si tiene conto delle esigenze di lavoratori con diverse età e in momenti differenti della propria carriera.

Lo aveva rilevato qualche tempo fa anche ManpowerGroup nell’ultima edizione di Closing the skills gap: what workers want, lo studio presentato al World Economic Forum di Davos che ha messo in evidenza i desideri e le aspettative di lavoratori di generazioni diverse.

Ora LinkedIn lo conferma nella sua indagine: se per i più maturi baby boomers (dai 55 anni in su) è importante lavorare in un’azienda attiva sul piano della responsabilità sociale, i più giovani della generazione X (39-54 anni) preferiscono un ambiente ‘sfidante’ in cui mettere in gioco le competenze acquisite e crescere professionalmente. Mentre a guidare le scelte dei teen della GenZ (18-22 anni) è soprattutto la possibilità di avere accesso a un’adeguata formazione sul posto di lavoro.

Una varietà di interessi ed esigenze che è giusto promuovere e assecondare. Come afferma Mark Lobosco, vice presidente della suite di reclutamento di LinkedIn Talent Solution, “i professionisti delle risorse umane che oggi dedicano tempo e impegno a comprendere e venire incontro alle differenze generazionali non solo sono più capaci di trattenere talenti in azienda, ma riescono anche a ottenere un impatto positivo sui profitti.”

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©Photo @nullplus, Unsplash