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Lavoro

Colloqui di lavoro: gli errori imperdonabili da evitare

Cosa indispettisce un selezionatore? E cosa invece fa fuggire un candidato? Ecco la blacklist dei comportamenti più detestati elaborata da InfoJobs

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Fare buona impressione durante un colloquio di lavoro è il primo ma anche il più difficile passo per trovare un nuovo impiego. O un nuovo impiegato. Non solo il candidato, infatti, deve cercare di presentarsi al meglio, anche il selezionatore deve fare in modo che la posizione che sta proponendo venga ritenuta valida e degna di essere presa in considerazione da chi ha davanti. Spesso è proprio durante questo momento così delicato che una delle due parti si comporta in modo da indisporre l’altra, facendo alcuni errori banali ma imperdonabili e giocandosi così un’occasione per crescere professionalmente, o per avere il talento giusto nella propria squadra. Ma quali sono i comportamenti che più indispettiscono i selezionatori? E quali fanno invece fuggire i candidati? InfoJobs lo ha chiesto ai diretti interessati (4.700 candidati e 170 selezionatori di aziende con posizioni aperte). Ecco cosa è emerso.

La blacklist dei selezionatori

Per quanto riguarda le aziende in cerca di nuovi talenti, ben il 63% non vede di buon occhio i candidati che hanno un atteggiamento scocciato o supponente in fase di colloquio, identificando in questo errore una delle prime cause per non prenderli in considerazione. Pessima anche l’idea di dare la colpa agli altri per giustificare eventuali insuccessi lavorativi o incidenti di percorso (52%), denotando una scarsa capacità di autovalutazione e autocritica, così come quella di arrivare in ritardo (39%) che è poco tollerata anche nel caso in cui ci sia una motivazione valida. Poco consigliabile è inoltre il parlar male del vecchio capo e degli ex-colleghi e il voler cercare di fare l’amicone dando del tu (entrambi 30%), due atteggiamenti che identificano una persona poco rispettosa degli altri e quindi un collega che nessuno vorrebbe avere come compagno di scrivania, oppure avere un linguaggio poco appropriato per il contesto, utilizzando espressioni gergali o, peggio, parolacce (29%). Chiudono la classifica lo svicolare le domande (19%), dando l’impressione di non avere una risposta adeguata e di non essere troppo preparato, o l’essere troppo prolisso (12%) rischiando di aggiungere informazioni superflue o non richieste che potrebbero distogliere l’attenzione dai punti davvero importanti.

La blacklist dei candidati

Passando la parola ai candidati, al primo posto tra ciò che rivelano di non sopportare in un selezionatore c’è il dare poche informazioni sull’azienda ed essere evasivi e poco chiari sul tipo di posizione ricercata (43%), atteggiamento che lascia immaginare scarsa preparazione o, peggio ancora, qualcosa da nascondere. Segue a poca distanza l’essere guardati con aria di superiorità (40%), davanti addirittura all’avere a che fare con un interlocutore che guarda il cellulare (35%) o peggio fa facce strane o rimane totalmente inespressivo di fronte a ogni cosa che viene detta (27%). Scendendo nella blacklist, troviamo a pari merito con il 26% delle preferenze, il non essere preparato sul curriculum vitae, dando l’impressione di leggerlo in quel momento per la prima volta, e il non sapere rispondere alle domande inerenti la posizione per la quale si sta facendo la selezione. Più tollerati sono invece l’arrivare in ritardo (22%) e l’informarsi su interessi extra lavorativi o legati alla sfera personale (14%).

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Il 63% delle aziende non sopporta quando il candidato ha un atteggiamento supponente