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Lavoro

Boom di dimissioni volontarie in Italia. Ecco perché

Nel secondo trimestre 2021 si registrano oltre 484 mila persone che hanno scelto di lasciare il proprio lavoro (+85%) rispetto al 2020. Crescita esponenziale delle aperture di nuove P. Iva

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Si vive una volta sola. È il mantra che sembra spopolare tra i lavoratori delle nuove generazioni (e non solo), che si stanno avvicinando alla Yolo economy, dove Yolo non è altro che l’acronimo inglese di you only live once (si vive una volta sola, appunto). Questa è la motivazione che sembra essere alla base del boom di dimissioni, la cosiddetta Great Resignation che, dopo gli Stati Uniti, sta colpendo anche l’Italia, con 484 mila dimissioni volontarie nel secondo trimestre del 2021, +85% rispetto al 2020, e un conseguente picco di aperture di nuove p.iva.

“È innegabile che i vari lockdown che si sono susseguiti in questi mesi abbiano cambiato l’atteggiamento dei professionisti verso il modo di intendere il lavoro, in particolar modo in quelli con un impiego da dipendenti”, commenta Pietro Novelli, Country Manager Italia della recruiting firm Oliver James. “Il risultato è quello che stiamo vedendo in questo periodo con il boom di dimissioni e con la voglia di molti dipendenti di diventare consulenti, per guadagnare autonomia nella gestione del tempo (e anche del luogo) da dedicare al lavoro. Secondo le nostre ricerche questo è dovuto all’assaggio di libertà lavorativa, se così possiamo definirla, che la pandemia ha permesso, prima con il lavoro da casa obbligato e poi con lo sdoganamento dello smartworking, una volta finito il lockdown. Ma non solo: in molti si è sviluppata la consapevolezza che da un giorno all’altro la vita potrebbe essere completamente stravolta, lasciando in eredità una ritrovata importanza dedicata all’equilibrio vita-lavoro. Così, in molti hanno iniziato a valutare di diventare contractor, proprio per avere più libertà di organizzare il proprio tempo, impostando la carriera in modo da avere più tempo da dedicare alla vita privata, ai propri famigliari e agli svaghi”.

Alla luce delle nuove esigenze di cui hanno bisogno i lavoratori, cosa possono fare le aziende per trattenere i talenti? Quali sono i driver di scelta che possono spingerli a non andarsene? “Da quanto emerge dai nostri dati”, conclude Novelli, “ci sono elementi che possono influire sulla decisione di restare in azienda. Su tutti quattro in particolare. Sicuramente la flessibilità, tanto oraria quanto di luogo di lavoro, seguita dalla possibilità di poter migliorare le proprie competenze, confermando, così, che la formazione continua è un elemento importante per trattenere talenti. Infine, un buon piano di welfare aziendale e un definito percorso di avanzamento carriera, giudicati gli elementi fondamentali per ‘non guardarsi intorno’”.

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