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Lavoro

Dal welfare al wellbeing: le aziende puntano sul benessere dei dipendenti

Smart working, yoga, meditazione e fitness: sempre più imprese cercano di attrarre nuovi talenti puntando sul benessere dei lavoratori

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Il 50% delle aziende prevede attualmente dei programmi di welfare aziendale, mentre il 49% di quelle non ancora attive in questo senso ha in programma di introdurli in futuro. È quanto emerso dall’Hays Salary Guide, l’indagine annuale dedicata all’andamento del mercato del lavoro in Italia realizzata da Hays, società internazionale che offre servizi di reclutamento e risorse umane.

Lo studio, condotto su un campione di oltre 150 aziende e più di 600 professionisti, conferma un’attenzione crescente per il benessere dei dipendenti da parte delle imprese italiane, soprattutto quelle più strutturate: il 70% dei benefit previsti dalle aziende in questo senso si concentra nelle aree “medicina e salute”, seguite da quelle rivolte alla previdenza integrativa (44%), alla cultura e al tempo libero (41%) e ai servizi per la famiglia (31%).

Wellbeing: la strada è ancora lunga

Minore è invece l’attenzione degli imprenditori verso l’equilibrio psicofisico dei dipendenti, nonostante – lo hanno confermato diversi studi – l’impegno da parte dei datori di lavoro in questo senso sia una spinta motivazionale molto forte per gli impiegati.

Solo il 17% delle aziende offre ai dipendenti servizi e corsi dedicati al wellbeing. Tra le attività più spesso scelte dalle nostre aziende prevalgono quelle dedicate all’equilibrio mente e corpo (nel 67% dei casi), seguite dai workshop sulla corretta alimentazione (47%), campagne di sensibilizzazione per una vita sana e attiva (40%) e corsi di yoga, meditazione e fitness (33%).

E alla scarsa offerta da parte delle aziende fa eco una certa disattenzione dei dipendenti, che in più del 50% dei casi non usufruiscono dei programmi di wellbeing, per mancanza di tempo o difficoltà organizzative.

Il futuro è flessibile

Diverso invece l’atteggiamento verso il lavoro flessibile, uno strumento sempre più apprezzato dagli imprenditori per la sua capacità di ridurre i costi di gestione degli uffici e aumentare la produttività dei dipendenti.

Il 61% delle aziende coinvolte nello studio fa ricorso alla flessibilità lavorativa: nell’85% dei casi permettendo ai propri dipendenti di usufruire di orari di lavoro flessibile e nel 55% di praticare lo smart working.

E l’accoglienza dei lavoratori verso queste politiche è molto positiva: il 69% dei dipendenti usufruisce del lavoro agile, con una frequenza che può variare da una volta alla settimana (per il 38% degli intervistati) a una volta al mese (15%). A convincere i professionisti in questo caso sono la possibilità di ridurre i tempi e i costi del tragitto casa-lavoro (51%), avere maggiore autonomia organizzativa (47%) e un migliore equilibrio tra vita lavorativa e privata (32%).

Siamo ancora lontani, invece, da una diffusione più capillare del discretionary time off, ovvero la possibilità di assentarsi o prendere ferie senza richiedere l’autorizzazione formale: è solo il 2% delle nostre aziende a offrire attualmente questa possibilità, riservandola in ogni caso ai soli quadri e manager.

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