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Lavoro

Il governo rinuncia a lottare e pensa alla pensione «sociale» per i giovani

Non c’è speranza, nemmeno con gli incentivi all’assunzione: ecco allora la proposta di un assegno minimo da 650 euro ai sindacati per le giovani generazioni che andranno in pensione solo con il metodo contributivo. I sindacati? Pensano solo a chi la pensione la vede già all’orizzonte

Non c’è speranza per i giovani, diamogli una pensione sociale. Mentre ancora si discute il tema degli incentivi contributivi per l’assunzione dei giovani, il governo rinuncia a lottare per le giovani generazioni e propone ai sindacati un assegno minimo da 650 euro. A chi sarà destinato? Alle nuove generazioni che, prima o poi, lasceranno il mondo del lavoro (se mai ci entreranno stabilmente) con il solo sistema contributivo e poca continuità lavorativa.

PENSIONE MINIMA DA 650 EURO PER I GIOVANI

Una rete di sicurezza, secondo l’esecutivo che ha formulato la proposta, ma di certo non esaltate per chi sta combattendo per trovare un contratto stabile. Con le regole attuali, i giovani potrebbero andare in pensione solo avendo maturato un assegno pari a 1,5 volte il minimo sociale, circa 670 euro. La (grande) idea è quella di abbassare il tetto a 1,2 volte, garantendo quindi un’uscita più facile con un un assegno mai inferiore ai 650 euro, indipendentemente dai contributi versati. Per chi si prepara a uscire dal lavoro nel prossimi anni, invece, servono contributi, età standard di 63 anni e 7 mesi e 2,8 volte l’assegno sociale. Un’asticella che potrebbe essere portata a 2.«Il tema è all’ordine del giorno, è in discussione e continueremo a discuterlo ma il problema non si configura domani mattina», dice il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Se non altro, l’esecutivo pensa al futuro mentre i sindacati pensano solo ai chi la pensione la vede all’orizzonte.«Vorremmo sottolineare la molta ampia reticenza del governo, usando un eufemismo, a dire che il tema dell’aspettativa di vita sia all’ordine del giorno», ha detto il leader della Cgil, Susanna Camusso. «Siamo insoddisfatti delle risposte date. Abbiamo ribadito che per noi è un punto di giudizio fondamentale. Diciamo no al doppio automatismo per l’aspettativa di vita presente nel nostro sistema pensionistico».