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Lavoro

Colloqui: ecco come si risponde alle domande motivazionali

Sono i quesiti più frequenti dei selezionatori. Sembrano banali, ma non lo sono e possono costare il posto

Come mai ha deciso di intraprendere questo percorso professionale? Perché ha deciso di cambiare lavoro? Conosce l’azienda? Perché vorrebbe lavorare qui? Quali sono i suoi obiettivi professionali? Perché l’azienda dovrebbe assumerla? Sono solo alcune delle domande più frequenti che un selezionatore pone al candidato durante un colloquio di selezione. Potrebbero sembrare banali, ma non lo sono affatto, e dare le risposte giuste è, ovviamente, fondamentale per ottenere il posto desiderato. Come farlo? Hanno provato a stilare dei consigli utili gli esperti di JHunters, brand di Hunters Group specializzato in ricerca e selezione di professionisti che abbiano maturato 3-5 anni di esperienza professionale e di giovani ad alto potenziale. Innanzitutto, sottolinea il Director Emanuele Franza, «le risposte devono essere molto precise e puntuali oltre che, naturalmente, vere».

Cinque dritte per rispondere al meglio alle domande motivazionali
  • Essere se stessiSe l’azienda ha deciso di contattare un candidato è perché ha già preso visione del suo percorso professionale e ritiene che possa essere in linea con il profilo ricercato. Sin dal primo contatto telefonico, poi, è molto importante porsi in modo cordiale. Non occorre strafare, basta porsi in modo appropriato ad un contesto professionale.

  • La sincerità paga. SempreParlare in modo chiaro ed aperto del proprio percorso formativo e professionale è fondamentale.

  • Mai parlare male dell’attuale o ultimo impiegoOgni lavoro ha i suoi aspetti negativi, basta saperli cogliere e valorizzarli al meglio, anche se questi diventano il motivo che spinge a cambiare lavoro.

  • Informarsi sulla realtà per la quale ci si è candidatiÈ un aspetto che molti tendono a sottovalutare, ma una buona conoscenza del settore e dell’azienda aiuterà a sostenere un colloquio con maggiore tranquillità e consapevolezza. Affermazioni tipo: “Si ma voi chi siete/cosa fate?” oppure “Ho mandato tante candidature, non mi ricordo di voi”, non aiutano a dare un’immagine seria e professionale, tutt’altro.

  • Esporre con chiarezza gli obiettivi professionali Non limitarsi alla classica “crescita professionale” può certamente far risaltare un candidato rispetto a tutti gli altri. Non dimentichiamo infatti che “crescere” è un concetto ampio, delineabile sul piano pratico quanto quello personale. E anche esporre in modo dettagliato le ragioni per cui si ritiene di essere il candidato ideale per la posizione o le proprie capacità può aiutare a convincere l’azienda.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay