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Fashion, food e arredamento guidano l’export online made in Italy

Cresce del 15% l’e-commerce di prodotti italiani destinata ai consumatori all’estero, che ora sfiora i 12 miliardi di euro. In crescita anche l’export b2b in rete, che raggiunge i 134 miliardi

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I canali digitali portano sempre più fatturato alle imprese italiane. Una buona notizia in un periodo di emergenza sanitaria e con le vendite tradizionali – di fatto – ferme al palo. Secondo un’analisi dell’Osservatorio Export Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2019 l’export italiano dei beni di consumo ha continuato la sua crescita con gli acquisti online che hanno raggiunto il valore di 11,8 miliardi di euro (+15%). Il settore più importante si conferma il fashion (abbigliamento e accessori), che copre il 66% delle esportazioni online e vale 7,8 miliardi di euro, seguito dal food, l’11% delle esportazioni digitali per un valore di 1,3 miliardi, e dall’arredamento, che incide per circa l’8% delle esportazioni eCommerce con valore di un miliardo di euro. Chiudono, con quote limitate, i settori di elettronica, cosmetica, cartoleria, giochi e articoli sportivi.

Le esportazioni digitali B2b crescono invece dell’1,5%, per valore di 134 miliardi di euro, pari al 28% dell’export complessivo. Il comparto più digitalizzato è l’automotive, che copre il 22,5% delle vendite online B2b, per un valore di 30 miliardi di euro, seguito da tessile e abbigliamento con 20 miliardi (il 15% delle transazioni online B2b), e dalla meccanica con poco più di 15 miliardi (l’11% delle vendite digitali B2b). Più limitato il peso dei settori largo consumo (8 miliardi, pari al 6% dell’export digitale B2b), materiale elettrico (6 miliardi, 5%), elettronica (4 miliardi, 3%), farmaceutico (3,4 miliardi, 2,5%).

Export digitale non utilizzato dal 60% delle imprese italiane

Nonostante l’export online sia in crescita da diversi anni, interessa ancora una piccola parte delle imprese italiane: il 40% usa anche canali eCommerce per vendere all’estero, mentre oltre metà (51%) solo quelli tradizionali e il 9% non esporta affatto. Fra le imprese che impiegano canali digitali, più del 50% lo fa da meno di quattro anni e solo un quinto ha un’esperienza di almeno dieci anni. Il principale mercato per le esportazioni online italiane è l’Europa, che raccoglie circa metà delle vendite ed è prima area di sbocco per il 52% delle aziende, anche se il primo Paese sono gli Stati Uniti, un quarto dell’export digitale, mentre i paesi emergenti e la Cina restano marginali.

Rivoluzione coronavirus sui canali eCommerce

La chiusura delle attività produttive e le misure di isolamento causate dell’emergenza Covid-19 hanno spinto molte aziende in queste settimane a concentrarsi sui canali digitali per sostenere il proprio business. La crisi sanitaria ha fatto emergere settori che normalmente non sono protagonisti nel mondo eCommerce, sia a livello di vendite nazionali che internazionali, come l’alimentare, il farmaceutico e il settore medico-sanitario. Alle aziende che operano in settori diversi da quelli considerati prioritari per l’emergenza, invece, sono state richieste trasformazioni significative, come la riconversione dei propri impianti per la produzione di materiale sanitario, l’investimento massiccio nei canali eCommerce e nella comunicazione attraverso social media e canali di marketing digitale. “Nel 2019 le vendite online hanno ripreso ad accelerare, ma il loro peso sulle esportazioni complessive è ancora ridotto e se si guarda al comportamento delle imprese emerge una vocazione ancora prevalentemente tradizionale del nostro export”, ammette Riccardo Mangiaracina, direttore dell’Osservatorio Export Digitale. “L’adozione dell’eCommerce come canale di vendita all’estero può essere la mossa vincente per guadagnare produttività e competitività anche fuori dai confini nazionali e può giocare un ruolo importante nella ripresa del nostro export complessivo una volta che sarà terminata l’emergenza coronavirus. Ma è necessario aumentare gli investimenti in tecnologie digitali per migliorare i diversi processi aziendali e attrezzarsi per cogliere le opportunità ancora poco sfruttate offerte dai mercati emergenti”.

Le tecnologie per l’internazionalizzazione

Le tecnologie digitali possono potenziare le esportazioni delle aziende in fase di vendita attraverso canali eCommerce ma anche migliorare lo sviluppo di nuovi prodotti, marketing e logistica distributiva. Da un sondaggio condotto dall’Osservatorio su 225 aziende grandi, medie e piccole dimensioni emerge come soltanto una su tre utilizzi tecnologie digitali legate ai nuovi prodotti realizzati o durante il processo di sviluppo. Fra queste, il 44% usa piattaforme collaborative per coinvolgere i clienti nella fase di realizzazione del prodotto e il 38% per coinvolgere i fornitori, mentre è più limitato l’uso dell’intelligenza artificiale. Le tecnologie di prodotto più diffuse sono la stampa 3D (23%) e i sensori IoT (13%), ma si stanno diffondendo anche realtà aumentata o virtuale, l’utilizzo di materiali avanzati, come tessuti antibatterici o materiali sostenibili. Le barriere principali all’adozione sono la mancanza di risorse economiche e di competenze e la scarsa consapevolezza in azienda dei benefici.